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Vaiolo delle scimmie, Roberto Burioni a Che Tempo Che Fa: "Casi e vaccino già disponibile". Cosa dovete sapere

Giada Oricchio
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Vaiolo delle scimmie: tutto quello che c’è da sapere. Buone e cattive notizie di Roberto Burioni. Il virologo e immunologo, ospite di Che Tempo che Fa su Rai3, ha spiegato che il monkeypox non è un virus sconosciuto come il Covid essendo stato identificato nel 1958 (primo caso umano nel 1970). “E’ considerato il cugino molto più buono del vaiolo, è di gran lunga meno pericoloso e causa una malattia generalmente lieve, simile a una varicella” è stato l’incipit di Burioni che ha poi proseguito nella spiegazione: “Cosa è successo? Dal 1981 non si vaccina più contro il vaiolo e così l’infezione delle scimmie si è trovata di fronte un alto numero di persone infettabili. Ha avuto maggiori possibilità di sbarcare nella nostra specie”.

Finora tutti i casi al di fuori dell’Africa, dove i casi sono in aumento, erano riconducibili a viaggi o a contatti con animali infetti provenienti da quel continente, ma qualcosa è cambiato: “Ci stiamo preoccupando perché nelle ultime settimane in Europa si sono verificati più casi di quanti non se ne siano registrati dal 1958 senza legami con gli animali o l’Africa” ha detto Burioni.

 

Sui motivi, in attesa di dati attendibili e affidabili, si possono fare solo ipotesi: “La prima è che sia diventato più contagioso però al momento non ci sono prove e soprattutto virus di questo tipo mutano poco, non hanno niente a che vedere con la famiglia del Covid o dell’influenza – ha chiarito il professore - La seconda possibilità, la più probabile, suggerisce una trasmissione della malattia per via sessuale perché una parte notevole delle infezioni si è avuta in persone giovani molto attive”.

Dunque, il vaiolo delle scimmie potrebbe essere arrivato per caso in una comunità costituita in primo luogo da individui giovani suscettibili al contagio perché non vaccinati e perché hanno comportamenti che favoriscono la trasmissione. Burioni ha ribadito che la scienza deve dare ancora una conferma a queste congetture e ha concluso: “Ci sono buone e cattive notizie. La cattiva è che i casi sono più di quelli registrati dal 1958 e sono destinati ad aumentare anche considerando che la catena del contagio non avviene solo per via sessuale. Le buone notizie sono diverse: la maggior parte della popolazione è vaccinata contro il vaiolo e quindi dovrebbe essere protetta e l’infezione si può limitare evitando i contatti molto stretti. In ogni caso il vaccino è già pronto, funziona molto bene ed è efficacissimo nel bloccare il contagio”.

Esistono due ceppi di vaiolo delle scimmie: uno più pericoloso e uno meno pericoloso. Per fortuna, i casi europei sono dovuti a quello meno aggressivo. Rimane senza risposta una domanda fondamentale: questo virus è diverso da quello isolato nel 1958 o è mutato? “Non abbiamo ancora una risposta definitiva però dai primi studi sembra che ci sia una certa stabilità, sembra il virus del 1958. Aspettiamo con serenità perché un vaccino c’è già” ha rassicurato Burioni. Anche Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di Sanità, in collegamento con il programma, aveva invitato a non allarmarsi: “Non vi sono elementi di particolare preoccupazione, la situazione va monitorata ma i passaggi di virus dall’animale all’uomo è ormai una realtà su cui dobbiamo farci trovare preparati”.

 

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