il caso
Caracciolo e quella previsione sulla guerra in Ucraina: il segretario Maurizio Cecconi aveva ragione
Dietrofront. Maurizio Cecconi, segretario generale di Ermitage Italia, aveva letto giusto: Lucio Caracciolo, direttore della rivista Limes, in un articolo di luglio 2021 per la testata ticinese Azione, aveva effettivamente previsto uno scontro tra Usa e Cina che in apparenza sarebbe stato uno scontro tra Washington e Mosca. Il 13 maggio scorso Cecconi aveva rilanciato sul profilo Facebook l'articolo riferito a Lucio Caracciolo, ma che il direttore interessato avevo smentito inizialmente come fake news al sito Dagospia non ricordando di averlo mai scritto.
Il Tempo in un articolo del 14 maggio "Lucio Caracciolo ha previsto la guerra in Ucraina? La profezia è fake, cosa c'è dietro al post del 2021" raccontava il caso del post diventato virale smentito e la posizione del segretario Cecconi: "Tutto falso ma non per Maurizio Cecconi, segretario generale di Ermitage Italia, che cade nella trappola della fake news e scrive sulla sua pagina Facebook: i ragionamenti che leggo in queste pagine ricordano con attenzione i limiti, i rischi e le prospettive che la proposta di De Michelis sull’Expo avrebbe comportato”.
Ma ad avere ragione era Cecconi e non Caracciolo, passato da una smentita all'altra. L'autorevole studioso, infatti, dopo aver negato di aver scritto quel pezzo - raggiunto al telefono da Dagospia per chiedere delucidazioni - si è invece poi improvvisamente ricordato del contrario. Quindi la retromarcia e la rettifica al sito diretto da D'Agostino. "Ci scusiamo con Maurizio Cecconi e i suoi lettori" si legge in un successivo articolo pubblicato da Dagospia che ricostruisce tutto e racconta invece come quell'analisi, scritta per il settimanale ticinese "Azione", fosse realmente del direttore Caracciolo. Infine l'invito a rileggerla attentamente.
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Il direttore meglio di un oracolo aveva scritto: “Dopo aver inflitto nel 2014 una sconfitta storica a Putin, trovato con la guardia bassa in Ucraina e quindi ormai costretto nel ridotto crimeano e nel Donbass – dove le truppe di Mosca sostengono discretamente i ribelli anti-Kiev – i paesi della Nato baltica e russofoba sentono prossima la vittoria. Che per loro, come per gli americani, significa la disintegrazione della Russia. Sulle orme del collasso sovietico del 1991. E la Russia? Non va troppo per il sottile. In caso fosse alle strette, Mosca sarebbe pronta alla guerra. Perché ne andrebbe della sua stessa sopravvivenza”. Dunque, Cecconi aveva ragione, nessuna falsa notizia, ma una salda memoria di lettore.