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Quarta Repubblica, siluro di Mario Giordano a Beppe Severgnini. Giornalisti e dissenso, l'ipocrisia di Draghi

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Da che pulpito viene la predica. Mario Giordano ospite del collega Nicola Porro a Quarta Repubblica spara a zero sul premier Mario Draghi e sulla doppia morale su informazione e dissenso. Il conduttore di Fuori dal coro denuncia il clima di "informazione somministrata dall'alto" che c'è in Italia e nella puntata del talk di Porro, lunedì 9 maggio, fa anche nomi e cognomi.

 

"Ci sono giornalisti autorevoli come Beppe Severgnini che vanno in tv a dire che in prima serata non si può dire la verità", mentre "l'altro rappresentante per la politica estera europea" Borrell vorrebbe che le notizie venissero "filtrate dall'alto", afferma Giordano. Senza contare che "abbiamo un presidente del consiglio che si permette di giudicare non i contenuti di un intervista" come quella del ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov a Zona Bianca, "ma la professionalità" del giornalista che l'ha fatta, ossia Giuseppe Brindisi. 

 

Draghi infatti parlò di "comizio" senza contraddittorio che faceva anche venire "strane idee". Giordano respinge il tono "allusivo" usato dal premier e va all'attacco: "Non si può accettare questo da un presidente del consiglio che fa le conferenze stampe dicendo 'Io non rispondo a determinate domande'", argomenta il giornalista che ricorda: "L'ultima conferenza stampa di fine anno si è chiusa fa gli applausi dei giornalisti con le domande che erano del genere: da tutto il mondo arrivano complimenti per lei, si sente più soddisfatto o più responsabilizzato? Le dure, domande aggressive della grande informazione..." si infiamma Giordano. 

 

Non andava meglio con il predecessore Gisueppe Conte. Per le sue conferenze stampa "il presidente dell'Ordine dei giornalisti teorizzò lo spegnimento del microfono dopo la domanda: fai la domanda e taci - dice il conduttore di Fuori dal coro - tutto questo fa parte di un filo che tiene unito tutto. Veniamo da due anni di conformismo del pensiero spaventoso, in cui c'è una demonizzazione del dissenso sistematica" accusa Giordano.

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