assedio a mariupol
Quarta Repubblica, bomba di Toni Capuozzo: chi c'è con il battaglione Azov. Perché Putin non spiana tutto
Gli ucraini del battaglione Azov rimangono asserragliati nell’acciaieria Azovstal, divenuta luogo simbolo della guerra in Ucraina. I civili, prima intrappolati, sono adesso usciti con i corridoi umanitari ma nonostante questo le truppe russe di Vladimir Putin non attaccano. Perché? “La voce più volte ripetuta è che lì sotto ci sia non solo un laboratorio chimico, o resti, ma decine di uomini che non sono ucraini e non sono neanche russi, ma sarebbero occidentali,” è il sospetto di Toni Capuozzo circa le vicende legate all’acciaieria di Mariupol in Ucraina, centrale nello scenario di guerra delle ultime settimane.
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Ospite della puntata di lunedì 9 maggio di Quarta Repubblica, il talk show politico condotto da Nicola Porro in prima serata su Rete4, il giornalista ostico inviato di guerra dice: “La cosa che mi incuriosisce è questo giallo che sappiamo tutti e di cui non parliamo perché camminiamo sulle uova per paura, legittima e doverosa, della propaganda russa”.
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Capuozzo ha riportato in studio l’ipotesi secondo la quale sotto la tristemente nota acciaieria ci siano, oggi, soldati occidentali, delle forze speciali o dei servizi segreti. “Può essere una bugia messa in giro dalla propaganda russa – sottolinea Capuozzo -. Ieri è uscita una delegazione di questi dell’Azov con una bandiera bianca per parlamentare. Non essendoci più civili, perché tutti i civili sono riusciti a venir via, che cos'è che trattiene i russi da fare tabula rasa? E che cosa trattano?”.
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Sono andate in onda recentemente delle interviste al vicecomandante del battaglione “Azov”, unità militare ucraina, nelle quali vengono raccontati i fatti con tono molto polemico nei confronti del presidente ucraino Zelensky, reo di non aver fatto abbastanza, di non aver supportato economicamente e logisticamente il battaglione. “È chiaro che Zelensky – evidenzia Capuozzo - preferirebbe degli eroi morti per farci dei monumenti che dei reduci probabilmente critici nei suoi confronti e sconfitti.” E dunque, qual è la moneta di scambio che ha il battaglione Azov per evitare la resa? “Il fatto che ci siano degli occidentali. Se ci sono degli americani, degli inglesi e si dice perfino degli italiani, da quanto tempo sono lì?” chiede in studio il giornalista.