i numeri del viminale
Sbarchi triplicati rispetto al 2020. E con l'estate si teme il boom
Le parole pronunciate ieri da Mario Draghi durante il suo intervento al Parlamento Ue di Strasburgo riaccendono il dibattito riguardo la gestione europea dei flussi migratori nel Mediterraneo. Complici la pandemia prima e la guerra poi, nel corso degli ultimi due anni il tema dell’immigrazione ha cessato di essere al centro dell’agenda pubblica italiana, dimenticato persino da quelle compagini politiche che della lotta agli sbrachi avevano fatto il proprio cavallo di battaglia. Come tutti sanno, però, il fatto che di una cosa non si parli non vuol dire automaticamente che quella cosa non esista. Anzi, a volte è l’esatto contrario, come appunto ci raccontano i dati relativi agli sbarchi che avvengono nel nostro Paese raccolti quotidianamente dal Ministero dell’Interno e consultabili nel dettagliatissimo «cruscotto statistico» presente sul sito del Viminale. Leggendo il report, infatti, si vede subito come il 2022 sia iniziato «col botto»: quest’anno, dal primo gennaio al 3 maggio, sono già sbarcate sulle nostre coste quasi undicimila persone (10.991 per la precisione), più o meno lo stesso numero di sbarchi avvenuti nel 2021 (circa 10.100 unità) e il triplo di quelli del 2020, quando arrivarono «appena» 3.587 migranti. Il picco è stato raggiunto nel mese di aprile con 4mila arrivi (contro i 1.500 dell’anno passato e i 671 del 2020), seguito un po’ a sorpresa dagli oltre 3mila di gennaio - mese in cui di solito le rotte marittime sono poco battute - tre volte tanto il numero registrato nello stesso periodo del 2021. In questi primi quattro mesi è mutata anche la composizione riguardante la nazionalità dichiarata al momento dello sbarco: secondo il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, il 21% dei migranti arrivati in Italia via mare nel 2020 sono egiziani (2.296 persone), mentre il 14% proviene dal Bangladesh (1.500) e il 12% dalla Tunisia (circa 1.300). Un cambio assai significativo, questo, visto che nei due anni precedenti sono stati proprio i tunisini a occupare la fetta più larga della torta degli sbarchi, con il 23% nel 2021 e addirittura il 38% nel 2020. Il quadro dipinto dalle statistiche raccolte dal Viminale in questi primi 125 giorni dell’anno è dunque quantomai incerto e, stando alle proiezioni, non promette nulla di buono per i mesi a venire, anche in virtù dell’imminente arrivo dell’estate.
Leggi anche: L'Unione europea ignora Mario Draghi sui migranti. A Strasburgo parla a un'aula semivuota e scettica
D’altra parte, però, come è facile notare il trend era in netta ascesa già dal 2020, nonostante l’arrivo del Covid, il quale nei fatti non ha comunque impedito una robusta ripresa dei flussi migratori rispetto al biennio 2018-2019. Allora al timone c’era il governo «Conte I» - meglio conosciuto come «Governo Giallo-Verde» - e il numero di sbarchi diminuì sensibilmente. Specie nel 2018, quando si registrò addirittura l’80% in meno di arrivi (23.471) rispetto al 2016 (annus horribilis in cui giunsero sulle coste italiane più di 181mila migranti) anche grazie, va detto, ai «decreti Minniti» entrati in vigore nel 2017. Il 2019 fu invece l’anno del contestatissimo «decreto Sicurezza bis», fortemente voluto da Matteo Salvini (datato 14 giugno e approvato in Senato il 5 agosto), che scatenò un vero e proprio putiferio politico e fu di fatto il prodromo di quello che poi sarebbe diventato il «processo Gregoretti», con il segretario della Lega imputato d’eccellenza. E proprio nel 2019 è stato toccato il minimo storico di sbarchi negli ultimi sei anni: 11.471 persone in dodici mesi, il 51% in meno rispetto al 2018 e quasi il 100% in meno rispetto al 2017. Il «governo Giallo-Verde» fu poi sostituito a settembre del 2019 anno da quello «Giallo-Rosso» - o «Conte II» - e già dall’anno successivo gli sbarchi tornarono ad aumentare, toccando quota 34.154 nel 2020, per poi raddoppiare nel 2021 raggiungendo quota 67mila arrivi, quando però era già in carica l’attuale compagine governativa. Insomma, il nodo immigrazione è tutt’altro che risolto e ci sono buone possibilità che quest’anno, anche in vista della prossima tornata elettorale, tornerà al centro del dibattito pubblico.