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Quarta Repubblica, la difesa di Giuseppe Brindisi: con Lavrov ho fatto il mio dovere. E Mieli loda lo "scoop mondiale"

Federica Pascale
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“Vorrei sottolineare che le affermazioni di  Lavrov sugli ebrei arrivano dopo due mie interlocuzioni. Se non avessi fatto quelle interlocuzioni, se non mi fossi messo in contraddizione con lui, non ci sarebbe stato uno dei tanti argomenti che sono venuti fuori da questa intervista”. Queste le parole di Giuseppe Brindisi per difendersi dalle accuse che gli sono state rivolte per via dell’intervista fatta al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov durante la trasmissione da lui condotta, Zona Bianca, in onda su Rete4.

 

Ospite di Nicola Porro durante la puntata di lunedì 2 maggio di Quarta Repubblica, Brindisi spiega le sue ragioni e difende il lavoro della sua redazione: “Secondo me l’intervista deve far venire fuori delle notizie. Io non devo dichiarare guerra alla Russia, devo porre delle domande e credo di averlo fatto. Credo che siano uscite delle ottime risposte, ottime nel senso che ne stiamo discutendo qui e su cui sta discutendo il mondo. Come giornalista credo di aver fatto il mio dovere”.

 

A sostenere le ragioni del giornalista di Mediaset, si aggiunge il collega Paolo Mieli, anche lui ospite in studio da Porro: “È triste che un giornalista si debba difendere. L’intervista era perfetta, punto”. E aggiunge, in tutta onestà: “Se mi avessero offerto di intervistare Bin Laden a ridosso delle torri gemelle sarei corso. E avrei pregato di riuscire a fare un’intervista con il risultato che ha avuto la tua e con il tuo stile. Non ti devi difendere, hai fatto lo scoop mondiale della tua vita e vedrai che col tempo te lo riconosceranno”.

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