"Pericolo per l'umanità", Alessandro Orsini ad Accordi e disaccordi: quando un paese entra nella Nato io piango
La terza guerra mondiale? Non sarebbe così lontana. E la colpa principale di questa escalation sarebbe della Nato e, soprattutto, di quei Paesi desiderosi di entrare a far parte dell'organizzazione internazionale atlantista. Ne è convinto il professor Alessandro Orsini, che venerdì 29 aprile sera, nel suo intervento a Accordi e Disaccordi, il talk show sul Nove, ha gettato nuova benzina sul fuoco su una polemica ben lontana dal potersi definire conclusa.
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“Ogni volta che sento che un paese vuole entrare nella Nato, soprattutto se vicino ai confini con la Russia, io piango. Non siamo ancora nella Terza Guerra Mondiale, ma stiamo andando speditamente in questa direzione. L'ingresso di nuovi paesi nella Nato è un gravissimo pericolo per l’umanità. Sarebbe una grande tragedia per tutti. Il mio auspicio è che escano dalla Nato paesi che confinano con l’Ucraina: la Slovacchia, la Romania, l’Ungheria. L’interesse dell’umanità è contrario a quello della Nato. L’espansione della Nato ci avvicina alla Terza Guerra Mondiali”.
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Orsini ha poi puntato il dito contro il presidente americano, Joe Biden. Una posizione del tutto analoga a quella espressa da Michele Santoro. “Io considero Putin pericoloso a livello 10 – ha concluso Orsini - E considero Biden pericoloso a livello 10: è un traditore dell'Europa, la sta accoltellando alle spalle. In relazione all'Ucraina considero Biden pericoloso quanto Putin”. Una presa di posizione, quella dell'intellettuale napoletano, che sta facendo breccia, giorno dopo giorno, soprattutto nell'elettorato grillino proveniente dall'estrema sinistra pacifista, anti-americana e ambientalista.
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Giuseppe Conte, solo due giorni fa, aveva mostrato di gradire “il suo pensiero laterale”. Poche sillabe, che hanno scatenato un vespaio di critiche e di commenti. Il Pd guidato da Enrico Letta si è detto preoccupato di certe valutazioni. Anche perché, secondo alcuni rumors, Orsini avrebbe ricevuto una proposta da parte del Movimento per candidarsi alle prossime elezioni politiche del 2023. Una scelta che, se confermata, rischia di innescare una reazione a catena. E, verosimilmente, di mettere in discussione un'alleanza, quella del campo progressista, che sembrava, fino a due mesi fa, solida e granitica. Sembrava, appunto.