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Arrestato il leader no-vax Franzoni per l'assalto alla Cgil: "Abbiamo fatto tremare l'Italia"

Augusto Parboni

E sono 30. Sono aumentati gli indagati accusati di aver partecipato all'assalto della sede della Cgil a Roma il 9 ottobre scorso. Altri cinque nomi e cognomi sono infatti andati ad allungare la lista di persone nel mirino della Digos che indaga, su delega della procura di Roma, sulle violenze scoppiate a Corso Italia al termine di una manifestazione organizzata a piazza del Popolo sei mesi fa. Dietro le sbarre è finito Nicola Franzoni, no vax noto negli ambienti dell'estrema destra, accusato oltre che di devastazione e saccheggio, anche di istigazione a disobbedire alle leggi e violazione del divieto di ritorno nel Comune di Roma. Oltre a lui, nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice per le indagini preliminari Annalisa Marzano, è finito il nome di Claudio Toia, vicino al movimento di estrema destra Forza Nuova e appartenente al gruppo ultrà juventino «Antichi valori», nei confronti del quale è stato disposto l'obbligo di dimora e di presentarsi alla polizia giudiziaria. Stesso provvedimento restrittivo anche per Alessandro Brugnoli, militante di Forza Nuova, Mirko Passerini ed Emiliano Esperto. Sono accusati di devastazione e saccheggio aggravato, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

 

 

Per gli stessi fatti sono già a processo davanti alla prima sezione del Tribunale di Roma, tra gli altri, i leader di Forza Nuova Roberto Fiore, 62 anni, Luigi Aronica, 65 anni, e Giuliano Castellino, 44 anni, tutti ancora detenuti. «Con Castellino abbiamo fatto tremare l'Italia», avrebbe detto Franzoni, secondo quanto riportato nell'ordinanza, dopo l'assalto alla sede della Cgil. Non solo. Tre giorni dopo, il 12 ottobre, l'indagato ha pubblicato su Facebook una foto che lo ritrae su un furgone con una didascalia: «Questo è il modo con cui grazie a Castellino sono entrato di nascosto a Roma». Franzoni, infatti, aveva già il divieto di dimora nella Capitale e il 14 febbraio scorso era stato promotore della manifestazione a piazza Venezia, occasione in cui aveva violato nuovamente il divieto di ingresso nella città eterna. Il 9 ottobre 2021 in piazza del Popolo era in programma un sit-in autorizzato contro il green pass a cui hanno aderito 10mila persone, ma gli incidenti sono cominciati quando un gruppo di manifestanti ha cercato di forzare il cordone delle forze dell'ordine. Da quel momento, e per diverse ore, per le strade del centro è andata in scena una guerriglia urbana. Quel pomeriggio alcune centinaia di persone si erano dirette verso Palazzo Chigi, mentre un gruppo assaltava la sede della Cgil. In più occasioni sono stati lanciati fumogeni e bombe carta verso le forze di polizia che hanno risposto con lacrimogeni e cariche di alleggerimento. Nella misura restrittiva verso il no vax, chiesta e ottenuta dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal sostituto procuratore Gianfederica Dito, il gip ha ricostruito il comportamento di Franzoni: «Risulta che sia uso pubblicare sui social network post contenenti frasi, immagini e video di particolare violenza, non perdendo mai occasione per la sua propaganda antigovernativa, la sua dura opposizione e il suo disprezzo per le figure istituzionali e il suo violento astio volto a delegittimare tutte le figure rappresentative della nostra Costituzione, rivendicando la sua collocazione nell'area della destra estrema e mostrando con orgoglio il braccio teso nel "saluto romano"». Ma non finisce qui.

 

 

Il giudice scrive nell'ordinanza che Franzoni è stato denunciato nel 2019 «per essersi fatto riprendere mentre urinava sotto la targa del Presidente del Consiglio nei pressi di Palazzo Chigi». Il 9 ottobre Franzoni si trovava sul palco in piazza del Popolo con una maglietta con la scritta «Draghi merda» al fine «evidente di scuotere gli animi della folla che assisteva all'evento», scrive il gip. Inoltre, in un video in mano agli inquirenti, si sente il no vax pronunciare anche altre frasi: «Quando si stabilisce che comanda uno, deve comandare uno e tutti gli altri dietro...dicevano che dava le regole Castellino...la strategia per andare a occupare la Cgil la stabiliamo in otto...chi non è di squadra non può far parte del gruppo...io ho ubbidito agli ordini...invece c'erano du scemi...Mont e c i t o r i o Montecitorio...se noi facevamo un diversivo e andavamo prima alla Cgil e tornavamo, lo prendevamo Montecitorio ma ci sono i due scemi che vogliono comandare che rovinano tutto, dovevamo dire e fare quello che ha detto Giuliano Castellino...».