nuovo allarme
Epatiti nei bimbi, l'esperto Guidotti: "Non erano vaccinati. Piuttosto da indagare se la causa è il Covid"
«Per chi ha subito lanciato» via social il tam tam su un ipotetico allarme, «va precisato che gran parte dei bambini» al centro dei casi di epatiti misteriose segnalati a livello internazionale, in particolare in alcuni Paesi europei come il Regno Unito, «non erano vaccinati contro Covid», anche per via dell’età (molti sono sotto i 6 anni). A farlo notare all’Adnkronos Salute è Luca Guidotti, vicedirettore scientifico dell’Irccs San Raffaele di Milano e professore ordinario all’Università Vita-Salute San Raffaele, super esperto di epatiti. «Indipendentemente dall'età eravamo tutti sicuri, ma grazie al cielo non c’è neanche un appiglio» per illazioni da far viaggiare sul web, «non c’è proprio un’associazione con il vaccino anti-Covid». Ad esempio il bambino di Prato, ricoverato in rianimazione all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma da ieri pomeriggio per un'epatite acuta, ha 3 anni. Sarebbero già 7 le segnalazioni da varie parti d'Italia di epatiti "di natura da definire" fra bambini che causano forme gravi.
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Tante le ipotesi di cui si discute in questi giorni. Chiama in causa l’isolamento sociale, fra altri fattori, un articolo pubblicato su Eurosurveillance e rimbalzato sui media inglesi. «Quest’ultimo scenario - si legge - potrebbe essere il risultato di una ristretta mescolanza sociale durante la pandemia di Covid-19». Un dibattito, quello che ne è conseguito Oltremanica su un possibile effetto lockdown-mascherine, che Guidotti considera ardito. «Non si può escludere nulla - precisa - ma non abbiamo neanche dati per affermarlo. È come chiedere: ma ci assicuri che non ci sia vita nell’universo? Il Covid è stata una brutta storia, con le mascherine, la mancanza di vita sociale. Però, se da qui iniziamo a dire che queste cose causino epatiti acute, poi non ci fermiamo più».
Certamente, però, il primo punto su cui l’esperto intende sgombrare il campo è la questione vaccini: «La stragrande maggioranza di questi casi è in bimbi non vaccinati - ripete Guidotti - Io non ho letto di un bambino di questi che fosse stato vaccinato per Covid. Quindi ci risparmiamo fin dall’inizio eventuali follie da "terrapiattisti"», sorride. Prima di questo allora, aggiunge per esempio, «ci sono da indagare i virus epatotropici» che colpiscono primariamente il fegato, «i virus non epatotropici» che possono colpirlo in alcuni casi, «e l’universo dei virus che neanche conosciamo». E poi c’è molto altro ancora da considerare. «Una domanda che piuttosto ci si pone è: il Covid è implicato in questa vicenda? Alcuni bambini erano positivi per Sars-CoV-2 ed è una cosa che non possiamo escludere - dice lo scienziato - Questo virus può attaccare il fegato, ma non dà patologie epatiche preponderanti. Però, di nuovo, siccome di questo patogeno conosciamo ancora molto poco, ci può essere un caso su mille o anche di più che può avere manifestazioni epatiche. Non è escluso. Anche Covid è da indagare».
Quanto all’effetto lockdown, «come si fa a rispondere? Qualcuno si chiede: è possibile che lo stress o particolari condizioni di vita difficile come, per dire, quelle dei bimbi sotto le bombe in Ucraina, abbiano impatto sul sistema immunitario e conseguentemente sul modo in cui noi combattiamo le malattie infettive? Io, parlando non da scienziato, ma da cittadino, non posso escludere questa possibilità». È «teoricamente possibile che il nostro cervello abbia capacità di influenzare questi aspetti. Ma non avendo assolutamente nessun dato scientifico non mi permetto di dire nulla, perché non lo so - obietta - Le mascherine hanno indubbiamente portato a una riduzione dei casi di infezioni respiratorie. Non mi sorprende che in aree come la Scozia o l’Inghilterra, dove non le hanno più usate, questi bambini fossero positivi all’adenovirus. Ma da lì a dire che c’è un’associazione con l’epatite acuta è un salto logico molto pesante. Con quello che sappiamo oggi non si può dire: ho indossato la mascherina, mi sono indebolito immunologicamente e ho preso un virus che mi ha causato l’epatite».
«I casi di epatite di origine sconosciuta in pazienti pediatrici riportate da diversi Paesi europei ed extra europei, sottolinea come esse necessitino della dovuta attenzione da parte della Comunità scientifica, ma non debbano essere fonte di allarmismo». Lo sottolinea l’Istituto Lazzaro Spallanzani di Roma che ha «prontamente attivato, attraverso il Servizio Regionale per la Sorveglianza delle Malattie Infettive (Seresmi), un flusso di segnalazione e di monitoraggio di eventuali casi sospetti sul territorio regionale ed è pronto a garantire i necessari approfondimenti anche attraverso tecniche di diagnostica innovative quali la metagenomica, al fine di poter identificare il possibile agente etiologico».