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Basta pubblicità indesiderata sul cellulare, arriva il registro delle oppozioni

Luca De Lellis

Il provvedimento che segna la conclusione dell’epoca del telemarketing selvaggio, sottoscritto lo scorso 27 gennaio dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Finalmente. Non da ora, ma dal 31 luglio, entrerà in funzione il nuovo registro delle opposizioni: uno strumento che consente agli iscritti di essere “lasciati in pace” dalle aziende, con la possibilità di non ricevere chiamate contenenti annunci pubblicitari, salvo che l’operatore non abbia ottenuto un consenso particolare per l’utilizzo dei dati. Se tutto ciò era già permesso per i numeri fissi, dal principio di agosto in poi, segnandosi a titolo gratuito nel registro, sarà possibile bloccare le chiamate indesiderate anche sui telefoni cellulari.

L’iscrizione comporta il divieto di qualsiasi tipo di telefonata pubblicitaria a quel numero. Già questo è un grande traguardo per coloro che quotidianamente vengono infastiditi da chiamate informative che non hanno la minima intenzione di ascoltare. Oltretutto il nuovo registro rappresenta una svolta fondamentale, in quando l’eventuale inclusione significa la rimozione di tutti i consensi dati in precedenza. Infatti, se le aziende hanno l’ok dell’utente, teoricamente, quest’ultimo potrebbe revocarlo, contattando il soggetto cui ha fornito la propria volontà (più o meno consapevolmente). Nella realtà concreta, però, è molto complicato farlo. È una sfida estenuante scoprire chi è e come contattare l'impresa che sta usufruendo del nostro consenso per tempestarci di telefonate.

 

 

 

 

 

Le chiamate pubblicitarie diventano illegali entro massimo 15 giorni dall’iscrizione, che il consumatore può richiedere mediante la compilazione di un questionario elettronico sull’indirizzo web del gestore del registro; tramite una telefonata partita dal numero che si ha intenzione di segnare nel registro; o, ultima ipotesi, con l’invio di una e-mail contenente l’apposito modulo completo di tutti i dati. Alle società non converrà violare tale normativa, dato che le sanzioni pecuniarie previste sono salatissime: fino a 20 milioni di euro, o entro il 4% del fatturato mondiale totale dell’anno precedente. Il gioco, decisamente, non vale la candela.