ritorno alla libertà
La rabbia di Claudio Borghi: l'unico risultato ottenuto dal green pass è una lunga scia di rancori e veleni
Sono uscito di casa, ho preso un tram e sono corso al museo del '900 a vedere il nuovo allestimento. All'uscita sono passato in banca, in posta e poi dal barbiere. Zero green pass. Ieri è stato l'inizio della libertà da una misura assurda, un'imposizione costata miliardi e che non ha fermato un singolo contagio. In compenso il green pass ha lasciato dietro di sé ferite profonde, un odio, un risentimento, una rabbia tra chi si è visto negare diritti fondamentali che non saranno presto dimenticati. Il green pass nacque da un inganno, ovvero presentarlo come unica alternativa al lockdown. Ovvio che di fronte alla minaccia di ritornare tutti chiusi la cosa venisse vista come il male minore, peccato però che ci fosse una terza via, ovvero quella di lasciare semplicemente tutto aperto senza green pass. I Paesi che l'hanno adottata, dalla Spagna alla Gran Bretagna non hanno registrato nessuna differenza con l'Italia nell'andamento dei contagi, quindi era evidente che la scelta obbligata fra la padella e la brace fosse una menzogna.
Anche il pass come mezzo per convincere le persone a vaccinarsi (un ricatto in pratica) non ha funzionato: per uno «convinto» che si metteva in fila il giorno dopo l'annuncio due si «radicalizzavano» rifiutando il vaccino. Nessuno vuole il vino che vede versare nella gola degli altri con imbuto e molletta sul naso. Per seppellire definitivamente la discriminazione quadrata occorrerà aspettare ancora trenta giorni, vergognoso prezzo da pagare all'ego di Speranza per non fargli pesare troppo la fine del suo esperimento, però ieri è stato un inizio e dopo mesi di morsa ci voleva. Il green pass per il lavoro è stato introdotto con duemila contagi al giorno. Siamo arrivati anche a duecentomila e nessuno ha chiesto scusa, anzi, si è passati alla versione super, fortunatamente anch essa sparita ieri, sia dal lavoro che dai ristoranti.
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Rimangono in piedi scandalose negazioni del diritto al lavoro ai danni dei sanitari e degli insegnanti e speriamo che in Parlamento si trovi la maggioranza per porvi rimedio. Io per mesi ho criticato lo strumento in piccola compagnia, adesso pare che un consenso maggioritario si sia formato e ne sono felice. Molti temono che il green pass sia solo accantonato, pronto per ricomparire ogni volta che si desideri costringere i cittadini a fare qualcosa che sarebbe loro diritto rifiutare: ovviamente tutto è possibile e nessuna legge oggi impedirebbe ad altri governi in futuro di rispolverare gli strumenti di tortura del passato, l'unica speranza (quella vera, non il ministro) è che la Corte Costituzionale si desti dal suo torpore e che statuisca in modo definitivo che non esiste un diritto più diritto degli altri e che il diritto alla salute (peraltro per nulla garantito dal green pass) non possa comprimere il diritto fondante della nostra Repubblica, ovvero il diritto al lavoro.