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Agorà, il fallimento di Putin "non è una buona notizia". Paolo Magri (Ispi) gela tutti sulla guerra chimica

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Le difficoltà sempre crescenti incontrare dall'esercito russo in Ucraina sono celebrate da più parti come un passo verso la fine del conflitto, Ma è davvero così? A fornire una analisi sulla guerra sul campo e gli scenari possibili dal punto di vista strategico e militare dell'intervento della Russia è Paolo Magri, direttore dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale ISPI. L'esperto è intervenuto martedì 22 marzo ad Agorà il programma condotto da Luisella Costamagna su Rai 3. Il punto è che il fallimento dell'offensiva di Mosca, per errori di strategia iniziali e per scarsità di rifornimenti di armi, cibo e munizioni dopo quasi un mese di combattimenti, "non significa una buona notizia". 

 

Magri  cita l'immagine usata dal presidente americano Joe Biden che parla di un Vladimir Putin "con le spalle al muro". Ebbene, così spiega " questa escalation di armi utilizzate, gli attacchi aerei, i primi attacchi a Odessa - spiega l'esperto - ma soprattutto l'uso dell'aeronautica che è stata molto bassa nella fase iniziale per colpire obiettivi indiscriminati . Entriamo nella logica di sfiancamento di un tentativo di minare il morale della popolazione delle persone". Gli ucraini non intendono arrendersi ma se si "proseguisse in questa logica di offensivo fallita", sottolinea Magri, aumenterebbero i rischi di un innalzamento del livello del conflitto. 

 

Cosa intende? "Vuol dire annunciare il missile ipersonico, far filtrare da più fonti la notizia di armi chimiche e biologiche, i bombardamenti indiscriminati e continui. Titto questo allunga l'agonia", è il parere preoccupato dell'analista. 

 

Si parla inoltre da giorni di un ingresso in guerra, al fianco di Putin, della Bielorussia di Lukashenko. Quanto è vicino un ruolo diretto di Minsk nel conflitto? "Si parla da giorni della necessità russa di avere ancora più mercenari, dell'arruolamento dei criminali liberati dalle carceri, dell'arrivo dei 16 mila combattenti dalla Siria - spiega Magri - ma dobbiamo pensare che molte di queste voci fanno parte della contro-propaganda di Kiev per dimostrare in Ucraina la debolezza dei russi. C'è molta cautela tutte queste informazioni non confermate. Quello che sappiamo è che al sud in Russia hanno un'ampia fetta di territorio, a Kiev non entrano, a Leopoli si sono fermati e a Odessa non sono entrati". 

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