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Caro-carburante, tanto rumore per poco: il taglio delle accise vale spiccioli
La sforbiciata del prezzo della benzina, da un lato. L’addio al Super green pass, dall’altro. Sono questi i pilastri dei due Consigli dei ministri che si terranno tra oggi e domani. E che, nelle intenzioni del premier, dovrebbero aiutare il Paese a non perdere il treno della crescita preso nel 2021. Le buone intenzioni, però, rischiano di restare sulla carta, per lo meno sul fronte caro energia che sarà sul tavolo domani. Perché Mario Draghi e il ministro dell’Economia Daniele Franco non hanno ceduto al pressing dei partiti. Le misure non saranno finanziate con alcuno scostamento di bilancio. Sul tavolo, per ora, c’è solo l’extragettito arrivato dall’Iva nei primi mesi dell’anno in virtù dell’inflazione. Un dato superiore alle attese ma che, in definitiva, si tradurrebbe in circa 400 milioni di euro. Comunque pochi, se si considera che ci vorrebbe un miliardo e mezzo per tagliare le accise nella quantità tale da diminuire il prezzo del carburante di 10-15 centesimi.
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Il tema, quindi, è dove recuperare il resto del malloppo. Ed è su questa materia che gli uffici tecnici di via XX settembre si arrovelleranno fino all’ultimo. Alla fine, se anche il taglio dovesse realizzarsi nelle proporzioni chieste da Draghi, non basterà a placare il malcontento dell’opinione pubblica. E in particolare degli autotrasportatori che ieri, dopo essere stati aggiornati dal sottosegretario Roberto Garofoli, dal ministro Enrico Giovannini e dalla viceministra Teresa Bellanova, hanno manifestato profonda insoddisfazione. Al punto che la sigla del settore Unatras ha subito rilanciato lo sciopero del prossimo 4 aprile.
Per qualcosa di più «concreto», il governo aspetterà il Consiglio europeo del 24 e 25 marzo, nel quale Draghi spera di incassare l’ok alla tassazione degli extraricavi delle imprese energetiche e al tetto del prezzo del gas. Due temi su cui l’esecutivo potrebbe decidere di andare avanti anche da solo, ma non prima dell’ultima settimana di marzo. Si ipotizza, in particolare, un tetto di 100 euro al Megawatt/ora (attualmente il prezzo è intorno ai 300 euro) per alcuni mesi. Sul fronte bollette, nell’immediato potrebbe essere prorogata di alcuni mesi la rateizzazione dei pagamenti di luce e gas. Mentre il ministero dello Sviluppo è al lavoro per istituire un fondo di 800 milioni da erogare a fondo perduto alle aziende medio-piccole più in difficoltà per il caro energia.
Una mano all’economia potrebbe darla l’allentamento delle restrizioni anti-Covid, piatto forte della riunione odierna. Tra le poche certezze, l’addio da aprile all’obbligo per gli over 50 del Super green pass per lavorare. Anche se non è chiaro quante categorie saranno sgravate. Alcuni settori (sanità e istruzione in primis) potrebbero restare esclusi. Mentre l’obbligo vaccinale, sempre per gli over 50, sopravvivrebbe comunque fino a metà giugno. Inoltre cambierà il regime delle quarantene (resteranno obbligatorie dopo un contatto «a rischio» solo per i sintomatici) e non dovrebbe esserci più bisogno di alcun certificato per le attività all’aperto, dalla ristorazione agli stadi. Le Regioni, nell’incontro di ieri con l’esecutivo, hanno chiesto l’addio a ogni restrizione da Pasqua, ma sembra scontato che l’obbligo di mascherine al chiuso sopravviva almeno fino all’estate.
Un rilancio del turismo contribuirebbe a rendere meno fosco il quadro economico. Il Rapporto Confcooperative Censis presentato martedì ha stimato nel 3% il possibile calo del Pil 2022 a causa di caro energia e guerra. Considerato che al momento l’Ocse accredita l’Italia di una crescita intorno al 4%, se le previsioni più pessimistiche si realizzassero si tornerebbe ai ritmi stitici del pre-Covid. E, con il debito pubblico sempre più alto, l’equilibrio finanziario ne risentirebbe. Lo scenario peggiore per l’«economista» Draghi. Che, proprio per questo, non vuole sentir parlare di scostamenti di bilancio. Per ora.