dito puntato
Il pugno duro di Sergio Abrignani: “Obbligo vaccinale e mascherine da prolungare”. E dà la colpa ai no-vax
In due mesi, gennaio e febbraio scorsi, in Italia ci sono state 8 mila morti per Covid che si sarebbero potute evitare con la vaccinazione e ora i casi tornano ad aumentare. Per l’immunologo membro del Cts Sergio Abrignani, in un’intervista a La Repubblica, in questa situazione l’obbligo non va tolto e al chiuso si deve usare ancora la mascherina. «Dal primo gennaio al 28 febbraio di quest’anno sono morte 17 mila persone per il Covid. Di queste, circa il 55% non aveva fatto il vaccino. Vuol dire più di 9 mila cittadini. Se teniamo conto che il vaccino protegge al 90% dalla malattia grave, ricaviamo che in circa 8 mila potevano salvarsi se si fossero vaccinati - sottolinea Abrignani -. Si stima che in Ucraina fino ad ora ci sono stati 2 mila morti civili, cioè, in proiezione, 6 mila in due mesi. Ecco, da noi nello stesso lasso di tempo il virus ha ucciso di più».
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L’obbligo non sta convincendo molti over 50. Non ha funzionato? «I non vaccinati che muoiono - risponde il membro del Cts - hanno prevalentemente più di 50 anni, e a gennaio e febbraio sono circa 130 al giorno. Cioè è come se quotidianamente fosse caduto un aereo. C’è in giro una specie di mantra secondo il quale l’obbligo sarebbe stato un fallimento. E invece da quando è entrato in vigore hanno aderito tra i 450 e i 500 mila over 50. Certo, potevano essere di più ma comunque abbiamo risparmiato 1.500 morti. Tutto sta nel vedere che valore attribuiamo alla vita umana».
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A giugno l’obbligo andrebbe prorogato? È la domanda che tutti si fanno con l’avvicinarsi della scadenza della misura, Abrignani replica così: «La decisione è politica, non spetta a noi esperti dirlo. Facciamo però notare quante persone non sarebbero morte se si fossero vaccinate e quindi non ha senso toglierlo. Adesso i casi si sono più che dimezzati rispetto ai primi due mesi di quest’anno ma i decessi tra i non vaccinati sono comunque 2 mila al mese. Cioè tanti. E atteso che si muoia di influenza o che un ultra ottantenne fragile, anche vaccinato, perda la vita per il Covid. Ma ci sono ancora persone più giovani e sane che potrebbero non morire se avessero ricevuto le somministrazioni. I contagi - ci tiene a dire ancora l’immunologo Abrignani - risalgono per colpa dei non vaccinati, sia adulti che bambini, che quando incontrano Omicron e le sue sottovarianti si infettano di sicuro. Poi contro l’infezione la copertura delle terze dosi è comunque del 65% e quella delle seconde scende addirittura al 40% a quattro mesi dalla somministrazione. Poi c’è stato un abbassamento della temperatura, che ha tenuto le persone al chiuso, soprattutto c’è stato un rilassamento mentale, giustamente, perché si pensa alla guerra».