la resistenza di kiev
Basta armi in Ucraina, il politologo Revelli fa infuriare Minniti: "Chi c'era dietro i viet cong..."
L'invio di armi all'Ucraina da parte dell'Italia e dell'Occidente fa discutere man mano che prosegue la guerra scatenata dalla Russia. Cominciano a fare rumore le voci contrarie al supporto europeo alla resistenza di Kiev, come quella del politologo Marco Revelli che martedì 15 marzo è intervenuto a L'aria che tira, il programma condotto da Myrta Merlino su la7. L'accademico spiega di comprendere le ragioni del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e di quanti, nel Paese vaso, "vogliono resistere e giustamente chiedono un appoggio, ma noi dobbiamo parlare con una doppia responsabilità: del peso che le nostre parole hanno e delle loro possibili ricadute", dice Revelli.
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Per il politologo dobbiamo "guardare un po' più lontano rispetto alla alle esigenze del momento. A me pare che da tutte le testimonianze che vediamo questa guerra ogni giorno che passa diventa più feroce, sanguinosa e terribile. Questo è il crimine inescusabile di Vladimir Putin". La posizione di Revelli è che la guerra va fermata, non prolungata anche in forma di resistenza perché significa più sangue". Parole che provocano la reazione della conduttrice e dell'ex ministro dell’Interno, il demi Marco Minniti, favorevole all'invio di armi a Kiev. "In quello scenario di armi ce ne sono già troppe, e produrranno più sangue. Dobbiamo coltivare l'umanesimo, la guerra cancella l'umanità. Bisogna non farle scoppiare, e non tutto è stato fatto per evitare questo conflitto. Le vittime sono i poveracci" ribadisce il politologo mentre Minniti manifesta la sua contrarietà dal momento che questa scelta equivarrebbe la resa dell'Ucraina.
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"I vietcong hanno battuto gli Usa perché Russia e Cina gli mandavano armi", replica l'esponente del Pd riferendosi a una citazione di Revelli che aveva messo in parallelo la guerra di oggi e il Vietnam. "Al tempo lo sapevo e sostenevo l'invio di armi e lo condividevo. Non possiamo dimenticarlo".