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Otto e mezzo, “se andasse lui a Kiev...”. Beppe Severgnini incita l'intervento di Papa Francesco

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L’Italia sta facendo troppo poco per l’Ucraina? Il quesito è posto a Beppe Severgnini, editorialista del Corriere della Sera, nel corso dell’edizione del 15 marzo di Otto e mezzo, talk show serale di La7 sotto la conduzione di Lilli Gruber. “Beh - risponde il giornalista - le sanzioni sono serie, sono tante e sono pesanti, però ci vuole tempo. Non sono in grado di dire se diamo abbastanza armi, ma confesso che non riesco ad iscrivermi al partito, che sta aumentando di membri che dicono in sostanza all’Ucraina di arrendersi. Non mi sentirei mai di dire una cosa del genere. Un’idea della resa dell’Ucraina e della fine della guerra fa passare l’ansia a noi, però noi l’ansia dobbiamo farcela passare in un altro modo, mi dispiace, sono loro che devono decidere il loro destino e io per quello che stanno facendo provo moltissima ammirazione, come penso centinaia di milioni di europei”.

 

 

Il discorso di Severgnini si concentra sulla visita dei capi dei governi di Polonia, Mateusz Morawiecki, Repubblica Ceca, Petr Fiala, e Slovenia, Janez Jansa, a Kiev: “Questo è un grandissimo aiuto. L’Unione Europea non ha i carri armati, ma è forte, questo è un aiuto morale e anche politico. Ho sentito il Papa, l’ho apprezzato, non ha parlato di una guerra che è brutta ha parlato di aggressione e aggressore. È stato invitato a Kiev, ci ha già sorpreso quell’uomo lì, penso che vedere Papa Francesco a Kiev sarebbe un cambiamento ed un aiuto vero. Tutto questo si può fare, ci vorrà tempo e sarà faticoso, però ci stiamo provando. Stiamo anche provando a raccontare questo dramma, molti colleghi - sottolinea Severgnini - sono lì, alcuni purtroppo sono stati feriti, altri hanno perso la vita. Persino in Russia c’è stata la protesta della giornalista nella tv di Stato, ci vuole del fegato. Questa è la guerra di Vladimir Putin, non dei russi. Tutto questo è un modo per aiutare l’Ucraina, anche se sappiamo che non è abbastanza”. 

 

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