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Guerra Ucraina, Putin chiede aiuto a Pechino per soldi e armi. Vertice a Roma tra Cina e Usa

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L'ex ambasciatore cinese a Washington ed esponente del Politburo Yang Jiechi, incontrerà oggi a Roma il Consigliere per la sicurezza nazionale americano, Jake Sullivan. Un colloquio inserito nelle trattative per riportare la pace in Ucraina. I due infatti discuteranno di relazioni bilaterali e internazionali così come di questioni regionali di interesse comune. Yang, che è responsabile degli affari esteri del Comitato centrale del Partito comunista, è considerato il massimo inviato diplomatico di Pechino.

«Lunedì - si legge nella dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca - il Consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, funzionari del Consiglio nazionale di sicurezza e del dipartimento di Stato saranno a Roma. Sullivan incontrerà Yang Jiechi, membro del Politburo del partito comunista cinese e direttore della Commissione Affari esteri, come parte degli sforzi in corso per mantenere aperte le linee di comunicazione fra gli Stati Uniti e la Repubblica popolare cinese. Le due parti discuteranno degli sforzi in corso per gestire la competizione fra i nostri due paesi e dell'impatto della guerra della Russia contro l'Ucraina sulla sicurezza regionale e globale». «Sullivan incontrerà anche Luigi Mattiolo, consigliere diplomatico del primo ministro italiano, per continuare a coordinare una risposta internazionale forte e unita alla scelta di guerra del presidente Putin», conclude la dichiarazione.

«Quello a Roma tra Jake Sullivan e Yang Jiechi è un incontro molto importante - spiega il sinologo Francesco Sisci all'Adnkronos - È chiaro che gli Usa vogliono convincere i cinesi a sostenere una pressione cinese sulla Russia per la pace in Ucraina, non una mediazione. Se i cinesi vengono con il capo della loro diplomazia, perché Yang Jiechi è un consigliere di Stato, vuol dire che c'è un interesse ma naturalmente credo che vogliano parlare di questioni più ampie, magari anche di altro rispetto al conflitto tra Russia e Ucraina».

«Abbiamo una specie di precedente di questo genere, nel 2001, subito dopo l'11 settembre - ricorda Sisci - prima i rapporti tra Cina e Stati Uniti erano molto ruvidi, ad aprile di quell'anno c'era stato l'episodio del ricognitore americano che si era scontrato con un jet cinese poi costretto a un atterraggio di fortuna. Poi però la Cina collaborò con l'America per preparare l'intervento americano in Afghanistan e questo riconciliò i rapporti bilaterali. Oggi la situazione è molto diversa, i rapporti tra Ci na e Stati Uniti sono più complicati di quanto non lo fossero nel 2001, perché la Russia non è l'Afghanistan, ma evidentemente c'è qualche spazio per intervenire». «Non credo che la Cina voglia voltare le spalle alla Russia e abbandonarla - sottolinea ancora il sinologo - però cosa penserà la Russia di questo incontro? Certo oggi la posizione di Putin è ancora più difficile, perché non ha una vittoria sul campo, dove anzi la situazione diventa di giorno in giorno più difficile; in più ora c'è la prospettiva che la Cina cambi direzione e non si sa cosa farà Putin, la Russia. Anche con zero risultati, questo incontro aumenta le difficoltà russe in Ucraina. Praticamente nelle ore in cui si preparava l'incontro a Pechino, Hu Wei, un advisor del governo, scriveva in un articolo che la Cina doveva cambiare direzione politica e riavvicinarsi agli Stati Uniti».

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