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Ucraina, alla fine la spunta Pechino. Magri (Ispi): "Così la Cina si prepara a mediare con Putin", disastro Usa-Ue

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Sarà la Cina a decidere le sorti della guerra insieme a Russia e Ucraina? I segnali di un avvicinamento di Pechino sono evidenti, spiega giovedì 10 marzo a Omnibus, il programma di La7, Paolo Magri direttore dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI). Come noto la Cina ha accusato Stati Uniti e la Nato per "come si è evoluta la questione ucraina" puntando il dito contro Washington e l'Alleanza atlantica. Per il docente di relazioni internazionali queste affermazioni del ministro degli Esteri cinese sono "un modo per posizionarsi come ruolo di mediatore nel negoziato con Putin". 

 

La Cina nei giorni scorsi ha espresso posizioni sempre più critiche nei confronti della Russia, e "prima di, eventualmente, sedersi al tavolo negoziale Pechino vuole ricordare a tutti che non si è dimenticata delle colpe della Nato", dice Magri. In altre parole è "un messaggio che manda i russi: caro Putin, ti ho criticato per invasione dell'Ucraina ma ho ben chiaro tutte le colpe dell'Occidente, della Nato e dell'America. Tradotto: sono un mediatore credibile, perché non sono così convinto che la Cina sia riluttante a svolgere questo ruolo".

 

Pechino ha infatti da guadagnarci moltissimo. Oltre che dal punto di vista economico - se crolla Mosca per la Cina è un problema - soprattutto per una questione di riconoscimento internazionale. "La Cina veniva considerata fino a poche settimane fa come la nuova minaccia del mondo, pronta a invadere Taiwan e a sfidare l'America, oggi può andare a mediare una pace in tema di sicurezza Europea - spiega l'esperto - sarebbe il più grande riconoscimento, successone internazionale. Certo, i cinesi sono abili e si muovo solo quando capiscono che c'è uno spazio di manovra".

 

Sul versante occidentale, il "siparietto" tra Usa e Polonia è una "fuga in avanti" che sta facendo più danni che altro. "Anche perché la fornitura di aerei è un altro passo verso un coinvolgimento militare", spiega l'esperto commentando il tira molla di Washington e Varsavia sull'invio di caccia a Kiev. In ogni caso anche la Polonia fino a pochi giorni fa era lo spauracchio d'Europa e ora, con l'accoglienza dei profughi ucraini, è tornata nel circolo delle potenze "buone", fa notare Magri,

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