caccia all'oro russo

Giallo sullo yacht di 140 metri a Marina di Carrara. Il New York Times: "Forse è di Putin"

Valeria Di Corrado

Continua la caccia al tesoro dei 696 oligarchi russi entrati nella black-list dell’Ue perché considerati sostenitori politici o economici del presidente Vladimir Putin. Venerdì scorso la Guardia di Finanza ha «congelato» la proprietà di due yacht (uno ormeggiato a Imperia e uno a Sanremo) e di tre ville (una nella campagna toscana, una in Sardegna e un’altra sul lago di Como).

Qualche giorno prima le autorità tedesche avevano requisito il mega yacht «Dilbar», del valore di 537 milioni di euro, fermo nel porto di Amburgo da ottobre per alcuni lavori di manutenzione. Il proprietario è il magnate russo Alisher Usmanov, lo stesso della villa ad Arzachena. Il governo francese, invece, aveva requisito in un cantiere navale a La Ciotat, nel sud del Paese, lo yacht «Amore vero», di proprietà di una società legata all’oligarca Igor Sechin, amministratore delegato di Rosneft, compagnia petrolifera russa. 

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Ora, secondo quanto rivelato dal New York Times, nelle acque di Marina di Carrara si trova un panfilo chiamato «Scheherazade», che potrebbe essere di un miliardario russo, se non addirittura di Putin. Stimato dal sito web SuperYachtFan in circa 700 milioni di dollari, ha due ponti per elicotteri ed è tempestato di cupole satellitari.

All’interno c’è una piscina con una copertura a scomparsa, che si trasforma in una pista da ballo, la palestra attrezzata e gli infissi dorati nei bagni. Batte bandiera delle Isole Cayman, è lungo 140 metri e largo 21. È stato costruito nel 2020 ed è registrato a nome della società Bielor Asset Ltd, con sede nelle Isole Marshall. Il capitano della nave, Guy Bennett-Pearce, cittadino britannico, ha negato allo storico e prestigioso quotidiano di New York che Putin possedesse o fosse mai stato sullo yacht: «Non l'ho mai visto. Non l'ho mai incontrato». Ha aggiunto, in un’intervista telefonica dallo yacht, che il suo proprietario non era in nessuna lista di sanzioni. Non ha escluso che il proprietario potesse essere russo, ma non ha voluto fornire altri dettagli sulla sua identità, essendo vincolato a un accordo di riservatezza. Il capitano ha però riferito che gli investigatori italiani sono saliti a bordo venerdì scorso e hanno esaminato alcuni dei documenti di certificazione della nave.  Il mistero sull'armatore è sorto perché, anche per il mondo riservato dei superyacht, c’è un insolito grado di segretezza che circonda questa nave. Quando è arrivata per la prima volta nel porto toscano, gli operai hanno montato una barriera metallica sul molo per oscurare, in parte, la vista dello yacht ai curiosi.

Da quanto apprende «Il Tempo», dalle indagini in corso questo mega-yacht non è al momento riconducibile a uno dei 696 russi compresi nella lista nera del Consiglio europeo. Ma spesso ci vuole tempo per scoprire chi si nasconda dietro società usate come schermo. Di certo, se fosse stato realmente di Putin, non lo avrebbe lasciato in acque italiane sapendo delle sanzioni in cui incorreva.

Nel frattempo è emerso che il panfilo «Lady M» di oltre 60 metri e del valore di 65 milioni di euro, "congelato" dalla Finanza nel porto di Imperia, veniva usato da Alexey Mordashov (presidente della Severgroup, colosso siderurgico russo) come se fosse un tender. Il vero gioiello dell’imprenditore multimiliardario è infatti il mega yacht «Nord», 142 metri di lunghezza, tra i più grandi al mondo. La scorsa estate è stato visto navigare sulla costa toscana, nei pressi di Talamone. È rimasto sempre al largo, perché - date le sue dimensioni - non può approdare nei porti turistici.

Al momento sembra si trovi alle Seychelles. Batte bandiera delle isole Cayman, è stato progettato dallo studio italiano «Nuvolari Leonard» e costruito nei cantieri Lürssen in Germania. Ha 20 cabine, un cinema, piscine, un garage per il tender, 5 ponti (su uno poggia un elicottero) e persino un sommergibile che può ospitare oltre 30 persone.