Ucraina, allarme a Chernobyl "nelle prossime 48 ore". Black out e rischio di rilascio di radiazioni
L’Ucraina ha lanciato l’allarme su un pericolo di rilascio di radiazioni dalla centrale dismessa di Chernobyl, sotto il controllo russo, che in mattinata era stata disconnessa dalla rete elettrica. Il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba ha avvertito del pericolo di un rilascio di sostanze radioattive entro 48 ore, all’esaurimento dei generatori di riserva. L’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha rassicurato sulle conseguenze affermando che non ci sarebbe stato un impatto critico sulla sicurezza e in serata Mosca ha annunciato di aver concordato con la Bielorussia il ripristino della fornitura elettrica alla centrale.
Intanto le bombe russe continuano a cadere sull’Ucraina. Nella città portuale di Mariupol è stato colpito e distrutto un ospedale pediatrico. L’attacco ha provocato la morte di almeno 17 persone, secondo il governatore della regione. Le autorità ucraine hanno parlato di bambini e donne in travaglio sotto le macerie. Il presidente Volodymyr Zelensky ha ribadito l’appello all’Occidente di introdurre una no-fly zone sul Paese. «Per quanto ancora il mondo sarà complice ignorando il terrore? Chiudete i cieli ora! Fermate gli omicidi! Ne avete il potere», ha tuonato il leader, accusando i partner di «star perdendo l’umanità».
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Un’opzione, quella della no-fly zone, che finora è stata esclusa dagli alleati per evitare di allargare il conflitto ai Paesi Nato e arrivare a una terza guerra mondiale. Dalla mattina sono stati aperti corridoi umanitari lungo sei rotte dopo il raggiungimento di un accordo tra le parti. Ma Kiev ha accusato le forze russe di aver continuato a bombardare i civili in fuga e di aver ostacolato l’evacuazione.
Le forze russe sono avanzate sul terreno verso le città di Kharkiv e Mykolaiv mentre non ci sono stati «movimenti significativi» verso Kiev e Chernihiv, secondo quanto riportato da un funzionario della difesa statunitense. La situazione resta critica e i negoziati al momento sono in stallo. Mosca si è detta disponibile a un quarto round di colloqui con Kiev ma ha chiesto alla controparte di riconoscere l’indipendenza delle Repubbliche popolari di Dontesk e Luhansk, nel Donbass nonché l’annessione della Crimea alla Russia. Da parte sua l’Ucraina, ha affermato Ihor Zhovkva, vice capo di stato maggiore di Zelensky, è disposta a discutere sullo status neutrale ma non a cedere territori. La speranza è che una svolta nei colloqui di pace possa arrivare dall’incontro tra i ministri degli Esteri di Ucraina e Russia, Dmytro Kuleba e Sergey Lavorv, in programma domani in Turchia, a margine del forum della diplomazia di Antalya.
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Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha cercato di ritagliarsi un ruolo da mediatore nella crisi, ha detto di sperare in un accordo di cessate il fuoco dopo l’incontro, che si dovrebbe tenere in formato trilaterale con la presenza della delegazione turca. Ma Kuleba ha già detto di non nutrire grandi speranze dalla riunione. Intanto il presidente russo Vladimir Putin ha avuto un nuovo colloquio con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, incentrato sui corridoi umanitari. Mentre la ministra degli Esteri britannica Liz Truss, in conferenza stampa con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, ha esortato i Paesi del G7 a bloccare le importazioni di gas e petrolio russi. La situazione resta drammatica a Kiev. Il sindaco Vitali Klitschko ha riferito che la città potrà resistere una o due settimane se verrà accerchiata. Secondo i dati dell’Onu dall’inizio del conflitto sono stati uccisi 516 civili e 908 sono rimasti feriti. Ma le Nazioni Unite ritengono che la cifra reale sia «notevolmente più alta». l