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Green pass rimodulato, così cambia da aprile: il piano del governo

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Dario Martini
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Il 23 febbraio scorso il premier Mario Draghi aveva annunciato che il governo «a giorni» avrebbe presentato la road map per la cancellazione graduale delle ultime restrizioni contro il Covid. I giorni sono passati e ancora nulla è stato deciso. Il motivo? Le divisioni in maggioranza sulle decisioni da prendere. Il 31 marzo finirà lo stato d'emergenza. Tutto ruota attorno al green pass. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, anche ieri ha detto che «va mantenuto in tutti gli ambienti chiusi fino a giugno».

Alcuni partiti, come Lega e M5s, chiedono invece di abolirlo tout court. Il governo sarebbe orientato a percorrere una via di mezzo. Il green pass da rinforzato si chiamerà «rimodulato». Ovvero, verrà definito in base all'andamento dei contagi e a seconda del tipo di situazione in cui ci si trova. Di sicuro, si sa che il certificato verde «rafforzato» sparirà per ristoranti e bar all'aperto. Poi, verrà, eliminato gradualmente in altre circostanze: dai negozi agli uffici pubblici. Solo da ultimo, toccherà ai ristoranti e bar al chiuso e ai cinema e teatri. In alcuni casi il super green pass lascerà il posto al green pass base, quello che si ottiene anche con un semplice tampone. Ma dovrebbe restare in vigore sui luoghi di lavoro, almeno fino a giugno. Se queste sono le ipotesi in campo, i ritardi del governo si spiegano con l'incertezza riguardo all'andamento dell'epidemia.

Negli ultimi giorni, infatti, la discesa dei contagi si è fermata, così come si è bloccato lo svuotamento delle terapie intensive. Sempre Ricciardi mette le mani avanti: «Lo ripeto da diversi giorni - ha detto all'Agi c'è una grande attenuazione dell'attenzione, sono ferme sia le prime sia le terze dosi e anche le quarte agli immunodepressi. Quando smettiamo di considerare il virus come un problema lui si ripresenta. L'esempio è la Gran Bretagna dove sono state tolte tutte le misure di contenimento il 24 febbraio e stanno riaumentando drammaticamente ospedalizzazioni e morti».

Per scrupolo, abbiamo controllato di che proporzioni sia questo «dramma» che ha colpito il Regno Unito. Il ministero della Salute britannico nell'ultima settimana ha conteggiato 969 decessi Covid (in media 138 al giorno). Il 7 marzo erano 140. In Italia, con 7 milioni di cittadini in meno, negli ultimi sette giorni ci sono stati in media 179 morti al giorno. Il 7 marzo sono stati 130. Anche guardando cosa accade negli ospedali britannici, non sembra di essere in presenza di una recrudescenza fuori controllo. Tanto più se paragonata alla situazione italiana. Il 24 febbraio, data ricordata da Ricciardi, il Regno Unito aveva una media settimanale di 11.291 ricoverati non gravi e di 318 pazienti in terapia intensiva. Il 4 marzo, i ricoverati non gravi erano scesi a 10.662, mentre quelli in terapia intensiva erano 271. Il 7 marzo si contavano 10.702 ricoverati non gravi e 257 in terapia intensiva. Dati simili, se non addirittura migliori, rispetto a quelli dell'Italia che, alla stessa data del 7 marzo, contava 8.989 ricoverati non gravi e 610 in terapia intensiva.

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