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La Cassazione conferma la sospensione del magistrato no green-pass Giorgianni: senza equilibrio e misura

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È stato rigettato dalle Sezioni Unite Civili della Cassazione il ricorso presentato dall’ex giudice della Corte d’Appello di Messina Angelo Giorgianni, sospeso dalle funzioni e dallo stipendio lo scorso ottobre dalla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura dopo le dichiarazioni del magistrato dal palco di Piazza del Popolo a Roma durante una manifestazione contro il green pass. Giorgianni, che dal palco pronunciò frasi come «Oggi il popolo sovrano reclama giustizia per i morti che hanno causato, per le privazioni, per i nostri figli e per la sofferenza. E noi per loro vogliamo un processo, una nuova Norimberga. E allora qua davanti, da magistrato: sono venuto a onorare il popolo sovrano, il popolo di Roma!», aveva presentato contro l’ordinanza di Palazzo dei Marescialli un ricorso in nove punti in cui lamentava anche di essere stato «illegittimamente privato del diritto ad essere presente all’udienza al cospetto di certificati medici attestanti l’assoluto impedimento a comparire», e che «all’udienza non faceva più parte dell’ordine giudiziario per cui l’azione non era più procedibile». 

 

 

Motivi ritenuti infondati dai supremi giudici che nella sentenza depositata sottolineano come «il ricorrente ha prodotto con la memoria la delibera del Consiglio Superiore della Magistratura del 23 novembre 2021 e il decreto del ministero della Giustizia del 16 dicembre 2021, da cui si evince - scrivono i giudici delle Sezioni Unite Civili - che il rapporto di servizio deve intendersi cessato alla data di efficacia delle dimissioni, e cioè il 21 dicembre 2021. La sospensione cautelare è stata dunque disposta nel periodo in cui Giorgianni era ancora magistrato». Quanto poi al riferimento sull’assenza di esigenze cautelari per l’assenza di pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione della condotta «va osservato - sottolineano i giudici - che la sezione disciplinare non ha solo considerato il rischio di reiterazione della condotta, ma anche la gravità dei fatti sotto il profilo della lesione del prestigio e della credibilità dell’incolpato, tale da non essere compatibile con l’esercizio delle funzioni». 

 

 

I supremi giudici, infine, ricordano «alla luce della giurisprudenza costituzionale che i magistrati debbono godere degli stessi diritti di libertà garantiti ad ogni altro cittadino, ma al contempo le funzioni esercitate e la qualifica rivestita dai magistrati non sono indifferenti e prive di effetto per l’ordinamento costituzionale, al fine di stabilire i limiti che possono essere opposti all’esercizio di quei diritti. Tali limiti sono giustificati sia dalla particolare qualità, e delicatezza delle funzioni giudiziarie, sia dai principi costituzionali di indipendenza e imparzialità che le caratterizzano». Tutti i magistrati, anche quelli «contrari a Green pass e vaccini», hanno diritto a manifestare le proprie idee, comprese quelle di natura politica, purché ciò avvenga «con equilibrio e misura».

 

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