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Green pass, Sileri stoppa i partiti: "Conteranno i dati". E il certificato varrà anche per i rifugiati

Pietro De Leo
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Sottosegretario Pierpaolo Sileri, Giuseppe Conte ha detto di aver chiesto a Draghi la revisione del super green pass sui luoghi di lavoro già per il 1° aprile. Lei, il giorno prima aveva aperto a un percorso più graduale. C’è quindi una distanza sul tema tra M5S-partito e M5S di governo?

«Non direi proprio. C’è una discussione in atto tra tutte le forze politiche che sostengono il governo sulla gradualità e sui tempi di allentamento delle misure, visto che la situazione epidemiologica continua a migliorare. Come sempre, si deciderà ascoltando la scienza, valutando i dati epidemiologici e i suggerimenti del Cts: è un metodo di lavoro che sinora ha funzionato, e non vedo la necessità di modificarlo».

 

Il Capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, ha detto che alla scadenza dello stato di emergenza, il 31 marzo, verrebbero meno le basi giuridiche del green pass. È così?
«Non sono un giurista, ma mi lascia tranquillo la constatazione che negli uffici del Governo e dei Ministeri ci sono funzionari che sulla materia sono molto esperti. Ciò che conta veramente è la direzione che abbiamo intrapreso grazie al miglioramento della situazione epidemiologica, che ci porterà progressivamente e con gradualità alla rimozione delle misure di contenimento del virus».

 

Ora ci troviamo ad affrontare l’arrivo di un ingente flusso da un Paese, l’Ucraina, dove solo il 35% è vaccinato. Il nostro Paese corre dei rischi dal punto di vista pandemico?
«Al momento stiamo parlando di circa 10.000 persone, vedremo nei prossimi giorni se il flusso aumenterà, e di quanto. A tutti i profughi in arrivo in Italia verrà fatto il tampone, a tutti verrà offerta la vaccinazione o il richiamo, oltre ovviamente all’accesso completo ai servizi del nostro sistema sanitario: ricordiamo che tra i profughi vi sono tanti soggetti fragili, anziani, donne, bambini, e che purtroppo potrebbero arrivare anche persone con traumi bellici».

Matteo Bassetti qualche giorno fa ha affermato che dall’emergenza umanitaria può nascere una nuova variante. È così?
«Le probabilità che si diffondano nuove varianti virali aumentano quando la circolazione del virus è intensa, quindi se l’esodo dei profughi dovesse avvenire in situazioni di sovraffollamento il rischio di un incremento della circolazione virale potrebbe esserci. Va detto però che le varianti che abbiamo avuto sino ad oggi, da ultima Omicron, non sono emerse da situazioni di emergenza umanitaria. La verità è che dobbiamo spingere sulle vaccinazioni per raggiungere l’obiettivo fissato dall’Oms del 70% della popolazione mondiale vaccinata entro il 30 giugno».

 

Il governo ha dato mandato alle Regioni di predisporre l’offerta di vaccinazione per tutti gli over 5 che arrivano. Come stanno rispondendo al momento i governatori?
«Nessuno si sta tirando indietro. Ad ogni profugo verrà assegnato un codice Stp (Straniero Temporaneamente Presente) che permetterà di registrare non solo la vaccinazione Covid, ma anche le vaccinazioni di base che purtroppo in Ucraina hanno una copertura piuttosto bassa, come dimostrano le recenti epidemie di morbillo e di poliomielite. Il nostro sistema sanitario si prenderà cura di queste persone allo stesso modo dei cittadini italiani».

Al di là di questo, c’è un tema culturale. Il governo sta pensando a un’attività di sensibilizzazione per i profughi?
«Il nostro obiettivo per l’immediato è metterli al sicuro dalla guerra, curarli se ne hanno necessità e fornire ad essi la profilassi vaccinale se lo desiderano. In Italia c’è una consistente comunità ucraina, che siamo sicuri contribuirà all’integrazione di queste persone».

Lei ha affermato che per i rifugiati non c’è obbligo green pass, bastando il tampone. Ma dal punto di vista pratico non rischiano di esserci poi dei problemi da qui a fine marzo?
«Non credo proprio: i rifugiati godono degli stessi diritti e degli stessi doveri dei cittadini italiani, compreso il requisito del green pass per svolgere le attività o fruire dei servizi per i quali è richiesto. Ma il progressivo allentamento e la eliminazione finale delle restrizioni, verso i quali ci stiamo avviando, direi che presto risolverà il problema alla radice».
 

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