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Ucraina, violenti scontri e Mariupol è allo stremo. Guerra e petrolio, per fermare Putin agenti Usa volano da Maduro
Tregua e corridoi umanitari di fatto non esistono, in Ucraina si continua a combattere. Violenti scontri con l'esercito russo sono in corso per il controllo delle città di Mykolaiv (480 mila abitanti) nel Sud del paese, e Chernihiv (287 mila abitanti) nel Nord. Lo ha sapere lo stato maggiore di Kiev. Un’altra operazione militare dell’esercito ucraino è in corso nella regione di Donetsk, nella parte orientale.
Ma gli sforzi più importanti sono concentrati sulla città portuale di Mariupol, sul mar d’Azov, dove la situazione è "molto difficile" secondo le autorità locali, dopo il fallimento della tregua umanitaria annunciata ieri. Secondo il sindaco della città, Vadym Boychenko, citato da Kyiv Independent, "la Russia nega il corridoio umanitario. La città - aggiunge - è rimasta senza acqua ed elettricità e 400.000 abitanti sono tenuti in ostaggio".
Intanto va avanti la tela diplomatica con la mediazione di Israele. Sono durati 90 minuti i colloqui che si sono svolti nella tarda serata di ieri a Berlino tra il premier israeliano Naftali Bennett e il cancelliere tedesco Olaf Scholz. A riferirne è stato il portavoce del capo del governo di Berlino, Steffen Hebestreit, precisando che l’obiettivo principale per entrambi resta quello di mettere fine alla guerra in Ucraina "prima possibile". Bennett ha raggiunto Berlino da Mosca, dove aveva avuto un colloquio con il presidente Vladimir Putin.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiamato l’omologo ucraino Volodymyr Zelensky nella prima mattina di domenica, ora di Kiev, per discutere delle sanzioni russe e dell’accelerazione dell’assistenza degli Usa all’Ucraina. La Casa Bianca ha precisato che la conversazione ha riguardato anche i colloqui tra Russia e Ucraina, ma non ha fornito altri dettagli.
Ma nello scacchiere globale spunta un'altra pedina: alti funzionari statunitensi si sono recati in Venezuela per incontrare il governo di Nicolas Maduro, con Washington che cerca di isolare la Russia mentre l’assalto contro l’Ucraina si intensifica. Lo riferisce il New York Times, secondo cui l’invasione di Mosca dell’ex repubblica sovietica ha spinto gli Stati Uniti a prestare maggiore attenzione agli alleati di Putin in America Latina. I portavoce di entrambe le amministrazioni del presidente americano Joe Biden e di Maduro non hanno risposto alle richieste di commento dell’AFP.
Gli Stati Uniti hanno tagliato i legami diplomatici con il Venezuela dopo che Maduro è stato rieletto nel 2018 in un voto ampiamente considerato fraudolento e hanno imposto una serie di sanzioni a Caracas. Una di queste, attuata nell’aprile 2019, impedisce al Venezuela di commerciare il suo greggio - che rappresenta il 96% delle entrate del paese - sul mercato statunitense. Secondo il Times, l’attuale visita a Caracas di alti funzionari del Dipartimento di Stato e della Casa Bianca è anche legata al presunto interesse di Washington nel sostituire parte del petrolio che attualmente compra dalla Russia con quello che ha smesso di comprare dal Venezuela.