Ucraina, "l'attore Zelensky? Una pedina per Putin". L'atroce sospetto del generale Fabio Mini
La guerra vera ancora non è iniziata? Il generale Fabio Mini invita a distinguere "ciò che accade nell'Ucraina dell'est da quello che accade a Kiev". Attorno alla capitale "non è cambiato niente da giorni" con i russi che "semplicemente non si sono mossi; il gigantesco convoglio avvistato giorni fa è ancora lì che attende" spiega il militare già comandante della missione KFOR in Kosovo dal 2002 al 2003 al Fatto quotidiano. La colonna lunga 60 chilometri ancora non ha fatto il suo ingresso nel Paese: "Il suo senso è, finora, quello di fare pressione sull'avversario, ponendosi sulla linea di avvicinamento aspettando che accada qualcosa che permetta il passo successivo". Intanto dentro i mezzi corazzati "non si sta troppo male, non si consuma benzina, se c'è la vodka poi".
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Ma cosa aspettano le forze armate russe? "Una "scintilla". "Finora non mi è parso di assistere a veri bombardamenti tramite aerei o da terra. Le operazioni militari come quella avviata da Putin hanno svolgimenti pianificati con minuzia maniacale: gli stati maggiori hanno già stabilito da tempo le varie fasi e le possibili variabili". Muovere oltre "centomila uomini non solo non si improvvisa ma bisogna poi coordinarli nelle varie fasi di 'penetrazione', 'dispiegamento' e solo alla fine 'attacco'. Lo diceva già Alessandro Magno: le città o si evitano o si assediano. Per questo Putin non sta facendo il fenomeno, infatti ha detto che 'le operazioni dureranno il tempo che ci vorrà' perché sono poi i generali ad avere l'iniziativa sul campo anche per cogliere al meglio l''evento' propizio".
Il generale poi dà un giudizio velenoso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky: "Un altro fenomeno, letteralmente, è un attore e si è immedesimato totalmente nel ruolo". Mentre Joe Biden "ha un mero interesse elettorale, per il voto di mid term a novembre e ha lo scopo di ricompattare la Nato".
Mini boccia poi l'invio di armi a Kiev da parte dell'Occidente: un modo per "dare fastidio, complicare la situazione sul terreno e nulla più". "Nel momento in cui noi stessi cominciamo a credere alla nostra stessa propaganda il gioco è fatto, e non si torna indietro: questo vale per gli ucraini, per i russi ma anche per noi spettatori più o meno coinvolti". Poi la frase sibillina sul presidente ucraino: "Non si può escludere che proprio il loro (dei russi, ndr) attuale fiero avversario Zelensky possa essere una pedina per raggiungere un compromesso". "I corridoi umanitari, sempre siano attivati, serviranno a sfollare la gente e permettere così combattimenti senza 'impedimenti'" dice ancora Mini.