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L'Italia ordina troppi vaccini, ora li regaliamo. Figliuolo: daremo le dosi Pfizer e Moderna ai Paesi in difficoltà

Dario Martini
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Dopo la notizia di due nuovi vaccini già acquistati dall’Italia ma non ancora autorizzati dall’Ema, come ha scritto Il Tempo nei giorni scorsi, arriva l’ammissione del commissario all’emergenza Francesco Paolo Figliuolo: le dosi sono troppe, quindi verranno donate all’estero. Il nostro Paese si è spinto molto avanti e adesso ha i magazzini pieni di vaccini contro il Covid. La campagna, infatti, ha subito una brusca frenata. Ormai è stato raggiunto il 90% di persone con più di 12 anni che hanno completato il ciclo primario, mentre l’83% ha fatto anche la dose booster. Allo stesso tempo, però, non è previsto un rallentamento delle consegne.

 

Così, il primo marzo, il generale Figliuolo ha preso carta e penna e ha scritto alle Regioni: «Buona parte delle dosi di vaccino mRna (Pfizer e Moderna, ndr) in afflusso nella seconda metà di marzo e nel mese di aprile è stata resa disponibile alle donazioni, sia per supportare paesi in difficoltà sia per non generare surplus di vaccino superiore alle esigenze previsionali».

Eppure, la struttura commissariale ha continuato ad acquistare altri vaccini ancora in attesa del via libera da parte delle autorità regolatorie. Sono i sieri prodotti da Sanofi/Gsk e da Valneva. Non utilizzano la tecnologia a mRna, come Pfizer e Moderna, ma sono considerati «tradizionali». Dovrebbero servire per convincere gli ultimi italiani non ancora vaccinati. Di Sanofi/Gsk abbiamo già ordinato 10 milioni di dosi, per una spesa di 40 milioni di euro, di cui 10 milioni già liquidati. Per Valneva, invece, è stato fatto un accordo per un milione di dosi al costo di 16 milioni di euro. Sarà molto difficile che vengano utilizzate tutte. Anche perché da inizio marzo sono iniziate le somministrazioni di un altro vaccino: il Novavax. E le adesioni non sono alte. Ora, in questo quadro, scopriamo che anche le nuove forniture di Pfizer e Moderna resteranno in gran parte inutilizzate nei frigoriferi. Per non buttarle non resta che regalarle all’estero. Figliuolo consiglia alle Regioni di fare bene i conti. «Le donazioni richiedono un congruo periodo di pianificazione - scrive il generale - non inferiore a un mese di anticipo rispetto alle forniture previste». Quindi, «laddove dovesse emergere la necessità di riorientare le consegne verso esigenze nazionali e contingenti, sarà necessario operare la scelta con un mese di anticipo».

 

Il commissario ha scritto questa lettera in previsione della cessazione del suo incarico, in coincidenza della fine dello stato d’emergenza a fine mese. È un passaggio di consegne. Se da un lato Figliuolo ammette che i vaccini sono troppi per essere utilizzati sono all’interno dei confini nazionali, dall’altro esorta le Regioni a «ricevere e stoccare materiale nella disponibilità della struttura commissariale (mascherine, tute di protezione, gel) al fine di predisporre le misure necessarie a fronteggiare un eventuale nuova recrudescenza della pandemia». Visto che le dosi di siero disponibili sono in surplus, il generale ricorda anche che le Regioni hanno un quantitativo tale «da permettere una prima risposta ad un eventuale allargamento della platea della quarta dose». Infine, a livello centrale, sarà potenziato l’hub di Pratica di Mare per lo stoccaggio dei vaccini ad una temperatura di -80 C°.
 

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