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Vespa fu linciato per il figlio di Riina. Ma Saviano può propinarci il boss camorrista

Francesco Storace
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Chissà se Pietro Grasso protesterà come fece allora. Quando Bruno Vespa osò intervistare in studio il figlio di Totò Riina per un’esclusiva di Porta a Porta venne giù il finimondo.

Era l’aprile del 2016 e quello che allora era il presidente del Senato contribuì al un pandemonio contro il giornalista e altri furono ancora più duri: "Non mi interessa se le mani di #Riina accarezzavano i figli, sono le stesse macchiate di sangue innocente. Non guarderò @RaiPortaaPorta", scrisse in un tweet Grasso.

 

Ma in generale fu tutta la sinistra a tentare di intimidire Bruno Vespa, a diffidarlo dalla messa in onda dell’intervista al figlio del boss mafioso. 

Chissà chi contesterà oggi a Roberto Saviano il suo faccia a faccia con Giuseppe Misso, celebre boss del rione Sanità di Napoli.

Negli anni Novanta Giuseppe Misso fondò uno dei più potenti e feroci cartelli criminali di Napoli. È stato condannato per associazione mafiosa, anche se ha sempre rifiutato l’etichetta di camorrista. Ma la giustizia lo ha sentenziato.

 

Insider su RaiTre ce lo mostrerà nella sua veste di pentito, chissà quanto per convinzione e quanto per convenienza.

In quella sede, Saviano ci rifila la sua galleria di personaggi – racconta la Rai nel suo comunicato - per descrivere il “mondo oscuro del crimine italiano e straniero”.

 

Misso ha compiuto nella sua vita tanti reati. Il figlio di Riina, all’epoca, era solo il figlio di Riina. Varrebbe la pena di scommettere sul silenzio degli ipocriti che all’epoca linciarono Bruno Vespa. E Grasso fu almeno tra i più “gentili” a criticare il conduttore di Porta a Porta…
Ma Saviano, come è noto, non si tocca...

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