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Covid, virologi orfani dello stato di emergenza: chi vuole ancora le restrizioni

Dario Martini
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Anche tre o quattro interviste al giorno. Ospitate continue in televisione. Sono diventati più presenti dei politici. Eppure, ora i virologi rischiano di perdere tutto, dopo che il premier Draghi ha annunciato la fine dello stato d'emergenza dal primo aprile. Loro, però, non si arrendono. Non vogliono sentir parlare di libertà incondizionata, e si aggrappano con tutte le forze alle restrizioni da non cancellare: dal green pass all'obbligo vaccinale per gli over 50.

Uno dei più attivi è Massimo Galli. L'infettivologo di Milano combatte tutti coloro che mostrano un esagerato ottimismo sull'evoluzione della pandemia. «È sbagliato far credere che sia tutto finito» ripete nelle sue apparizioni televisive. In un'intervista a La Stampa, se la prende con la politica: «Mi sento di sottolineare che se togliere lo stato di emergenza è giustificato, non lo è dare la sensazione che la pandemia sia esaurita.

D'altra parte comprendo che il governo debba tenere conto della Lega in maggioranza e che quest' ultima, anche se non ne capisco il vantaggio elettorale, continui a strizzare l'occhio a posizioni no vax».

Per Galli, la prossima variante «dovrà trovare la popolazione completamente vaccinata». L'esperto di Covid vede anche un nesso tra guerra in Ucraina e fine dello stato d'emergenza: «C'è un affollarsi di politici, non solo italiani ma anche europei, che ostentano posizioni ultraottimiste per far dimenticare la crisi ucraina, il crescere delle bollette e la discesa delle Borse. È evidente che le riaperture vengano usate per distrarre da altri guai, per cui alla fine va bene un po' a tutti dire che la pandemia sta finendo, dalle sguaiataggini di Johnson alle distrazioni di Draghi».

Anche la collega Antonella Viola, immunologa dell'università di Padova, mette in guardia. «La fine dello stato d'emergenza non significa un liberi tutti dal primo aprile», dice a Otto e mezzo su La7. Il virologo Frabrizio Pregliasco, invece, esorta a non mollare la presa col green pass, «da mantenere fino a giugno». E avverte: «Il prossimo inverno è a rischio». Poi, ci sono gli esperti che hanno voce in capitolo perché al servizio del governo. Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute per il Covid, ricorda che «il virus non sparirà», motivo per cui «l'obbligo vaccinale per gli over 50 deve restare per tutto l'anno».

Poco importa se quelli senza neanche una dose siano ormai solo 1,3 milioni. Sono significative anche le parole di Guido Rasi, consulente del commissario all'emergenza Figliuolo. Per l'ex direttore dell'Aifa, infatti, non bisogna illuderci, questa è solo «una tregua temporanea». Quindi, cosa fare? Semplice, per Rasi «green pass e obbligo vaccinale vanno mantenuti, perché sono uno strumento di pressione». Il certificato verde, spiega, «ha un significato sociale, politico e non di salute pubblica, ma non per questo è meno importante».

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