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Draghi ci libera a metà: addio all'emergenza ma non al green pass, fino a quando resta

Dario Martini
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Era il 31 gennaio del 2020 quando l’allora premier Giuseppe Conte decretò lo stato d’emergenza. Ha contrassegnato la vita degli italiani per più di due anni. Ha attraversato tutte le ondate della pandemia. È stato rinnovato sei volte. Ieri, con un annuncio dal Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha liberato gli italiani da quello che era diventato ormai un giogo insopportabile: lo stato d’emergenza, in scadenza il 31 marzo, non sarà più prorogato. Dal primo aprile si torna alla normalità. Una parola a cui non eravamo più abituati. Cosa accadrà da quella data? Cadranno una serie di misure introdotte durante questi due anni. Il capo del governo indica la rotta: «Continueremo a monitorare con attenzione la situazione pandemica, pronti a intervenire in caso di recrudescenze. Ma il nostro obiettivo è riaprire del tutto, al più presto».

 

Se ciò è possibile il merito è dei vaccini. Draghi lo dice chiaramente: «L’esecutivo è consapevole del fatto che la solidità della ripresa dipende prima di tutto dalla capacità di superare le emergenze del momento. La situazione epidemiologica è in forte miglioramento, grazie al successo della campagna vaccinale, e ci offre margini per rimuovere le restrizioni residue alla vita di cittadini e imprese». La prima conseguenza sarà l’addio al sistema a colori delle Regioni. Non ci saranno più le zone bianche, gialle, arancioni e rosse. Nessuna restrizione, quindi, tarata sul numero dei contagi e sull’occupazione delle terapie intensive. Punto due: scompariranno le quarantene da contatto a scuola. In classe non saranno più necessarie le mascherine Ffp2. Via anche le mascherine all’aperto sempre e comunque. Allo stato attuale, infatti, i dispositivi di protezione individuale non sono più obbligatori all’aperto, ma vanno sempre portate con sé per indossarle nel caso in cui ci si trovi in situazioni di assembramento. Draghi ha spiegato anche cosa accadrà al green pass: «Metteremo gradualmente fine all’obbligo di utilizzo del certificato verde rafforzato, a partire dalle attività all’aperto, tra cui fiere, sport, feste e spettacoli». In seguito, quindi, il super green pass dovrebbe poter essere tolto anche dai ristoranti e dai bar. Resterà, invece, il green pass base, quello che possono ottenere anche i no vax col tampone. Non si parla, ancora, di modificare la disposizione sull’obbligo vaccinale per chi ha più di cinquant’anni. Obbligo che scadrà comunque a metà giugno. Gli over 50 non vaccinati, quindi, continueranno a restare fuori regola: incorreranno nella multa da 100 euro (l’Agenzia delle entrate non ha ancora inviato le contestazioni) e non potranno lavorare né percepire lo stipendio.

 

A fine marzo dovrebbe terminare anche l’incarico di Francesco Paolo Figliuolo. Senza emergenza non ci sarà più bisogno del commissario. Le vaccinazioni potranno essere gestite in via ordinaria, ad esempio dalla Protezione civile. Il generale potrà tornare a fare il militare a tempo pieno. È capo del Comando operativo del vertice interforze, un ruolo quantomai in una fase delicata come questa con i venti di guerra tra Russia e Ucraina.

 

Intanto, Matteo Salvini saluta con favore le novità annunciate da Draghi: «È un’altra buona notizia per l’Italia, fortemente auspicata dalla Lega», che è al governo «anche per suggerire decisioni di buonsenso come questa». Salvini ha ottenuto buona parte di ciò che chiedeva. Ma non tutto. Il green pass base, infatti, non scomparirà dal primo aprile. «Per quanto ci riguarda il 31 marzo può essere una grande festa di rinnovata libertà e normalità - ha detto Salvini dopo essere salito in visita al Colle da Mattarella - So che all’interno del governo e dei gruppi parlamentari c’è discussione sulla gradualità del superamento delle restrizioni. Noi speriamo che si possa tornare alla normalità il prima possibile».

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