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Omicidio di Pamela Mastropietro, appello bis per la violenza sessuale
Annullamento con rinvio limitatamente all’aggravante relativa alla violenza sessuale che andrà rivalutata in un processo d’appello bis a Perugia. Questa la decisione della prima sezione penale della Cassazione nei confronti di Innocent Oseghale, nell’ambito del processo sull’omicidio di Pamela Mastropietro, la 18enne uccisa a Macerata il 30 gennaio 2018. La prima sezione penale della Cassazione ha parzialmente accolto il ricorso presentato dalla difesa contro la sentenza della Corte d’assise d’appello di Ancona che, nell’ottobre 2020, aveva confermato la condanna al carcere a vita inflitta in primo grado all’imputato.
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Il "nodo" sulla violenza sessuale è l’unico punto per cui la Suprema Corte chiede un nuovo processo: per gli altri capi di imputazione, invece, è stata dichiarata in modo definitivo la responsabilità di Oseghale. La pena complessiva che dovrà scontare, dunque, sarà calcolata solo dopo l’appello-bis: se verrà meno in quella sede l’aggravante della violenza sessuale l’imputato potrebbe avere uno sconto di pena rispetto all’ergastolo.
«Sono 4 anni che aspetto giustizia». Lo ha urlato Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, allontanandosi, visibilmente scossa, dalla Cassazione dopo la decisione della prima sezione penale di disporre un nuovo processo. «Ammazzano, violentano, fanno a pezzi, e lo Stato italiano non fa nulla», ha aggiunto, anche riferendosi agli altri fascicoli di indagine sulla vicenda che sono stati archiviati. Parla di «delusione» e di «amarezza» l’avvocato Marco Valerio Verni, che rappresenta la famiglia di Pamela Mastropietro. «La decisione di oggi non rappresenta una novità per noi - afferma uscendo dal "Palazzaccio"- la sensazione era nell’aria: la procura di Macerata non ha mai focalizzato la patologia di cui era affetta Pamela e se questo problema fosse stato approfondito anche il profilo della violenza sessuale sarebbe stato blindato». La sentenza di oggi, aggiunge il legale, «comunque ci dice che Pamela non è morta di overdose ma per le coltellate ricevute. La mamma è molto delusa, la famiglia si aspettava il massimo della pena, ma quando un procedimento nasce viziato queste possono essere le conseguenze». Si tratterà in ogni caso, secondo l’avvocato di parte civile, di «una pena elevata, ma dopo tutto ciò che si è affrontato c’è un bel pò di amarezza. Vedremo le motivazioni, noi restiamo fermamente convinti che ricorra anche l’aggravante della violenza sessuale».
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«Dopo l’annullamento parziale deciso dalla Cassazione, la Corte d’assise di Perugia dovrà rivalutare la sussistenza o meno del reato di violenza sessuale. Laddove non fosse riconosciuta questa aggravante, verrebbe meno l’ergastolo», ha detto il difensore di Innocent Oseghale, Simone Matraxia, dopo la decisione della Cassazione. «Abbiamo rispetto per questa vicenda ma siamo soddisfatti del risultato» ha aggiunto.