il governo vacilla
La Lega rompe il totem del green pass. Ma la sinistra si barrica per mantenerlo anche dopo lo stato d’emergenza
Non è vero che vogliono allentare le restrizioni, come dice Mario Draghi. Stanno mentendo al popolo italiano e la prova l’ha data il no della maggioranza anti Lega che ieri in commissione affari sociali ha bocciato alla Camera una modifica importante: il partito di Salvini aveva proposto di far coincidere la fine dello stato d’emergenza con la fine della stagione del Green pass. Niente da fare, si è alzato il muro del no a difesa del totem. Lega, Fdi, Alternativa (gli scissionisti del M5s) si sono uniti in una bella battaglia di libertà. Ovviamente ha fatto rumore la posizione leghista, nella quale si è letto un vero e proprio basta alle donazioni di sangue.
Non si è voluto affermare un principio semplice, perché non ha alcun senso continuare con il gran pass una volta cessato lo stesso d’emergenza. E invece no: schierati a mo’ di plotone d’esecuzione i deputati di Pd, Cinque stelle e Leu. E, purtroppo, l’astensione degli onorevoli di Forza Italia che non hanno voluto unire i loro voti col centrodestra. Eppure era stato anche Silvio Berlusconi a sollecitare un emendamento delle restrizioni: e quale migliore occasione avrebbe potuto esserci?
E invece, mentre nel resto del pianeta si apre praticamente dappertutto, in Italia alcuni partiti restano innamorati dei divieti. Si dicono tutti liberali. C’è stato anche lo psicodramma pentastellato: costoro, pressati dai social contro il green pass, si sono riuniti più volte, a momenti si scatenava una rissa tra favorevoli e contrari, poi rientrati nell’aula della commissione, con grande disciplina hanno fatto quello che voleva il Pd. Eppure i toni erano stati alti e non propriamente nobili, si rinfacciavano a vicenda “un anno ancora di legislatura”, la pensione, le isterie di Draghi se il Parlamento vota. Ha superato la soglia del ridicolo persino uno posato come Nicola Zingaretti, che ha sparato un tweet davvero inopportuno: “Due anni fa i primi contagi da Covid in Italia. Oggi la Lega vuole mandare sotto il Governo sul Green Pass. Ricordo che se stiamo uscendo dalla pandemia, riprendendoci la libertà, è grazie ai vaccini e alle regole che ci siamo dati”. E si è beccato rispostacce, le più gentili spaziavano da “Non era lei a dire abbracciamo un cinese aperitivo e mangiamo involtini?” fino a “Ma non diceva come fosse una semplice influenza?”.
Eppure il testo proposto in un subemendamento leghista era di assoluta semplicità e chiarezza: “Le disposizioni in materia di impiego delle certificazioni verdi Covid-19 sono abrogate a decorrere dalla cessazione dello stato di emergenza epidemiologica dichiarato con deliberazione del Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2020”. Dire di no significa voler continuare anche dopo ed è una responsabilità politica grave quella che si sono assunti i partiti che hanno votato pollice verso alla proposta e anche chi si è astenuto. Hanno detto di no persino all’emendamento che si proponeva di abrogare il green pass nei luoghi di lavoro, dove sarebbe sufficiente un protocollo aziendale per il rispetto delle regole. No a tutto, perché bisogna usare il pugno di ferro contro una ristrettissima minoranza che non ne vuole più sapere di questo clima. Ovviamente, la partita non finisce qui. Gli emendamenti respinti potrebbero essere riproposti per l’aula di Montecitorio, anche se c’è il rischio del voto di fiducia. Oppure, in altri provvedimenti, perché proprio la Lega ha fatto sapere che sul green pass non si intende mollare per un voto di commissione. La strada del governo rischia di essere sempre più accidentata perché a Palazzo Chigi sembra prevalere una linea di rifiuto della ragionevolezza verso le proposte di una dei partiti più grandi in Parlamento. E questo comporterà prevedibili tensioni sino alla fine della legislatura.
Ma è evidente che di fronte ad una misura più politica che sanitaria la voce dei cittadini debba poter essere rappresentata all’interno delle aule parlamentari. E se il centrodestra riuscisse ad essere finalmente unito magari potrebbe anche spuntarla.