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Irene Pivetti, scatta il maxi sequestro. L'ex presidente della Camera accusata di autoriciclaggio

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Valeria Di Corrado
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Con un capitale sociale da 10 centesimi, la Only Italia di Hong Kong presieduta da Irene Pivetti sarebbe stata usata come «schermo societario» per realizzare un'operazione da 10 milioni di euro per la compravendita del logo della scuderia Isolani-Ferrari al gruppo automobilistico Dahoe dell'imprenditore cinese Zhou.

«L'interposizione realizzata da Pivetti appare esclusivamente funzionale al raggiungimento dell'obiettivo fraudolento di evasione fiscale». Con questa motivazione il Tribunale del riesame di Milano, accogliendo il ricorso del pm milanese Giovanni Tarzia, ha disposto il sequestro preventivo di 3.485.318 euro nei confronti dell'ex presidente della Camera e di 475mila euro nei confronti del suo consulente finanziario. Il sequestro d'urgenza era stato già disposto dalla Procura il 18 novembre scorso, al momento della chiusura dell'indagine su una serie di operazioni commerciali sospette.

Tuttavia il 29 novembre, in sede di convalida della misura, il gip del Tribunale di Milano Giusy Barbara aveva deciso di dissequestrare la somma e restituirla all'ex esponente leghista, ritenendo che il reato alla base del presunto riciclaggio - ossia la sospetta evasione fiscale- dovesse avere una diversa qualificazione giuridica. «Riteniamo corretta l'impostazione del gip», dichiara l'avvocato Filippo Cocco, legale della Pivetti, annunciando che «faremo ricorso in Cassazione».

Il gruppo Only Italia della Pivetti - lo stesso che durante la pandemia aveva importato dalla Cina e rivenduto alla Protezione civile italiana 15 milioni di mascherine ritenute di scarsa qualità - avrebbe fatto da intermediario nell'aprile 2016 in un'operazione orchestrata dall'ex pilota di rally e gran turismo Leonardo «Leo» Isolani, che prevedeva la vendita ai cinesi di tre Ferrari da corsa (in realtà mai cedute) e del logo della sua scuderia.

«Lo scopo» di Isolani e della moglie Emanuela Mascoli «è stato quello di dissimulare la proprietà dei beni e sottrarli ad eventuali azioni di recupero da parte del fisco, mentre l'obbiettivo perseguito da Irene Pivetti spiegano i giudici - è stato quello di acquistare il logo Isolani-Ferrari per cederlo ad un prezzo 10 volte superiore al Gruppo Dahoe, senza comparire in prima persona come contraente».

Dalle indagini dei finanzieri del nucleo di polizia economica-finanziaria di Milano estese a Hong Kong, Cina, Macau, Svizzera, San Marino, Malta, Monaco, Gran Bretagna, Polonia e Spagna è emerso che ammontano a circa 8 milioni di euro i ricavi «fraudolentemente sottratti a imposizione in Italia» dalla Pivetti- sottolinea il procuratore di Milano Riccardo Targetti - generati attraverso «la fittizia interposizione di veicoli societari esteri». Per ilTribunale del riesame è accertato che l'imprenditrice, «compiendo operazioni simulate, avvalendosi di documenti falsi e di altri mezzi fraudolenti ideonei a ostacolare l'accertamento e a indurre in errore l'amministrazione, abbia indicato, nelle dichiarazioni dei redditi relative agli anni 2016 e 2017, elementi attivi per un ammontare inferiore a quello effettivo».

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