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Autobomba a Donetsk, il leader filorusso si salva. Perché è il caso che può scatenare la guerra in Ucraina

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Mentre si accavallano i tavoli diplomatici la situazione in Ucraina rischia di nuovo di precipitare. La de-escalation annunciata sembra lontana dal momento in cui si è ulteriormente riscaldata la temperatura nel Donbass, l'autoproclamata repubblica separatista filorussa. L'episodio più eclatante è stata la potente esplosione avvertita nel centro di Donetsk a causa di un’autobomba esplosa a pochi decine di metri dal palazzo del governo della repubblica separatista filorussa in territorio ucraino. L’auto è andata completamente distrutta, non ci sono state vittime. Ma il capo delle milizie, Denis Sinenkov, ha fatto sapere che la jeep Uaz esplosa nel parcheggio all’esterno dell’edificio governativo era la sua, anche se non è rimasto coinvolto dallo scoppio. 

 

Sembra quasi il casus belli ossessivamente paventato dagli Stati Uniti e che potrebbe scatenare la reazione militare russa. I timori di un intervento delle truppe di Mosca in Ucraina si sono ulteriormente acuiti anche per il moltiplicarsi degli scontri tra separatisti filo-russi e forze di Kiev. Gli Usa evocano da giorni lo scenario delle "provocazioni" ideate dai russi per giustificare un attacco. Per il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, l’esercito russo sta inviando ancora "più soldati" al confine e si sta preparando per un intervento "avvicinandosi alla frontiera, posizionando le truppe e aumentando le loro capacità logistiche". Non solo: secondo una fonte dell’amministrazione, la Russia -a dispetto degli annunci di ritiro- potrebbe avere ora fino a 190mila soldati vicino al confine ucraino (finora si era parlato di 150mila uomini schierati).

 

Intanto la situazione nelle regioni orientali dell’Ucraina si fa sempre più incandescente. Poche ore prime dell’esplosione dell’autobomba, le regioni separatiste, Donetsk e Lugansk, avevano annunciato di aver dato il via a un’evacuazione massiccia della popolazione verso la Russia. Sui sociale si vedono immagini di anziani e bambini, i primi a lasciare il sedicente stato, in attesa di essere evacuati.

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