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Droga dello stupro ai clienti vip: spunta nelle carte il senatore Pd Cerno (non indagato)

Il senatore Cerno: "Avevo una relazione con una persona con problemi con la giustizia"

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Nelle telefonate i pusher della droga dello stupro lo chiamavano il "senatore" o "il politico": ad ascoltarli però c’erano i carabinieri del Nas che lo scorso ottobre nell’ambito dell’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto di Roma Giovanni Conzo hanno arrestato oltre 30 persone e che portò ai domiciliari tra gli altri Claudia Rivelli, 71 anni, attrice e sorella dell’attrice Ornella Muti. Nel corso delle indagini i carabinieri si sono imbattuti nel nome del politico: si tratta di Tommaso Cerno, senatore del Pd e giornalista (ex direttore de L'Espresso), che non è indagato e ha da subito collaborato pienamente con gli inquirenti.

I fatti sono avvenuti tra settembre e ottobre 2019. Uno dei presunti capi della banda di pusher e la sua complice sono accusati del reato di concorso in cessione di sostanze stupefacenti «perché in concorso tra loro, con più atti esecutivi di un medesimo disegno criminoso, cedevano sostanza stupefacente del tipo di cocaina» a un ragazzo amico di Tommaso Cerno. Nelle carte compaiono quattro cessioni di droga, tra cui una «corrispondente alla somma di 930 euro». Per il traffico di droghe sintetiche acquistate dall’estero sul web o sul darkweb la Procura la scorsa settimana ha chiesto e ottenuto il giudizio immediato per oltre 30 persone e il processo si aprirà il 12 aprile prossimo.

Una vicenda però che ha toccato Cerno di striscio, solo indirettamente. Anche se il suo nome è comunque finito nelle carte. «A quel tempo avevo una relazione con una persona che ha avuto problemi con la giustizia e che ha frequentato casa mia - spiega Cerno contattato dall’Adnkronos - ma non ho mai avuto rapporti con i pusher arrestati. Evidentemente non era la persona giusta ma io non ho compiuto alcun reato e non c’entro nulla con questa inchiesta».

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