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Inchiesta Open, chiesto il rinvio a giudizio per Renzi, Boschi e altri nove

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Nell’ambito dell’inchiesta sulla fondazione Open, la procura di Firenze ha chiesto il rinvio per undici persone, tra le quali figurano l’ex premier e attuale senatore e leader di Italia Viva Matteo Renzi, la deputata di Iv Maria Elena Boschi e il deputato del Pd Luca Lotti. Chiesto il giudizio anche per quattro società. L’udienza davanti al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Firenze si terrà il prossimo 4 aprile.

 

Le altre persone fisiche indagate l’ex presidente della fondazione Open Alberto Bianchi e l’imprenditore Marco Carrai, che insieme a Renzi, Boschi e Lotti formavano il cosiddetto ’Giglio magico', Patrizio Donnini, Alfonso Toto, Riccardo Maestrelli, Carmine Ansalone, Giovanni Caruci, Pietro Di Lorenzo. I pm che coordinano l’inchiesta, il procuratore aggiunto Luca Turco e di sostituto procuratore Antonio Nastasi, contestano agli indagati a vario titolo i reati di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio, traffico di influenze.

 

L’inchiesta su Open, fondazione creata anche per finanziare le convention annuali della Leopolda ideate da Renzi fin dal 2010, venne alla luce nel settembre del 2019, quando la procura delegò alla guardia di finanza decine di perquisizioni ai finanziatori della stessa Open in 11 città. All’avvocato Bianchi, che ne era il presidente, era stata sequestrata la lista dei finanziatori, molti dei quali poi risultati estranei all’inchiesta.

Oltre alle spese per le convention della Leopolda, Open - considerata ’la cassaforte del renzismo' - raccolse finanziamenti per due campagne per le primarie del Pd (2012 e 2013), la seconda delle quali portò all’elezione a segretario di Matteo Renzi, ed anche per la campagna elettorale per il referendum costituzionale del 2016. Agli indagati Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi, in quanto membri del consiglio direttivo di Open, e ad anche a Renzi è contestato il reato di finanziamento illecito ai partiti.

 

Due gli episodi di corruzione per l’esercizio della funzione che vengono contestati entrambi a Lotti, ex membro del cda della Fondazione e membro del governo tra il 2014 e il 2017, prima come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e segretario del Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) e poi come ministro dello Sport, periodo in cui, secondo le accuse della Procura, si sarebbe adoperato per disposizioni normative favorevoli a due società che aveva finanziato Open, la Toto Costruzioni e la British American Tobacco. 

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