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Obbligo vaccinale a oltranza, anche dopo lo stato d'emergenza. Matteo Bassetti: cambiare solo il green pass

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Il governo sembra intenzionato a non prorogare ulteriormente lo stato di emergenza che scadrà Il 31 marzo prossimo. Con i contagi in calo e i ricoveri negli ospedali sotto il livello di guardia estenderlo sarebbe una forzatura senza precedenti. Ma cosa fare delle norme nate col "bollino" dell'emergenza, ovvero green pass e obbligo vaccinale anti-Covid? A parlarne da un punto di vista sanitario, lunedì 7 febbraio, è Matteo Bassetti ospite di Tagadà.  

 

Il primario di infettivologia del San Martino di Genova afferma che l'obbligo vaccinale (che in Italia scatterà per gli over 50 ed è già previsto per alcune categorie professionali come gli insegnanti, le forze dell'ordine e gli operatori sanitari) "va mantenuto fino a che non saranno vaccinati tutti quelli che non lo sono, non è come lo yogurt che ha una scadenza..." (in realtà la data di fine c'è: il 15 giugno, come da decreto del governo). Per Bassetti il provvedimento è stato anche tardivo "ma è molto opportuno, inizia il 15 di febbraio e mi auguro che porti dei risultati come li ha portati il green pass". 

 

"Non dimentichiamoci che chi ha sostenuto il green pass non lo ha fatto per rendere i ristoranti più sicuri ma per incentivare le persone a vaccinarsi", dice Bassetti, contraddicendo le celeberrime parole del premier Mario Draghi sui luoghi di aggregazione sicuri col certificato verde perché "non ci sono contagiati". 

 

Bassetti ammette che il pass è un "obbligo surrettizio" che ci ha permesso di "portare a casa il 30 per cento di vaccinati in più". Ma green pass e obbligo vaccinale possono convivere? "Per un periodo limitato sì" ma se l'emergenza finirà "il 31 marzo il green pass andrà almeno ripensato, vale la pena mantenerlo per prendere un aereo, un treno o per entrare in un ospedale" ma non altro. "Sarebbe anacronistico e forse 'tafaziano' per un Paese come l'Italia che vuole essere nuovamente ospitale per il turismo". 

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