Omicron 2 ha già contagiato 9 regioni
Ora c’è pure Omicron 2. «Sorella», o meglio, sottovariante della famosa variante sudafricana. Sarebbe più contagiosa, come dimostrebbe quanto sta accadendo in Danimarca, dove sta già correndo molto velocemente. Ma non sarebbe più aggressiva. I rischi di finire in ospedale, infatti, sarebbero gli stessi. Ed è arrivata anche in Italia. Come si dice in gergo tecnico, è stata sequenziata in nove regioni. Oltre al Lazio, anche in Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Piemonte, Sicilia e Toscana.
È stata scoperta per la prima volta dall’ospedale San Martino di Genova, nel laboratorio di Igiene diretto dal professor Giancarlo Icardi. Come chiarisce il virologo Matteo Bassetti sui social, si tratta di una «sottovariante di Omicron, BA.2». Calcoli preliminari «indicano che è una volta e mezzo più contagiosa di Omicron. Se è più contagiosa, però, potrebbe significare che l’ondata di infezioni sarà maggiore e si estenderà ulteriormente fino a febbraio rispetto alle proiezioni precedenti». Il virologo rassicura: «Quello che però sembra certo è che non aumentano i ricoveri per forme gravi. Quindi Omicron 2 morde meno, soprattutto nei vaccinati, come del resto Omicron». In Danimarca in una settimana i casi della sottovariante sono raddoppiati, ma si sono dimezzati i ricoveri.
Bassetti, i veri numeri di Omicron: un ricovero su due per altri motivi
Insomma, nonostante i 21 casi finora segnalati, non è il caso di allarmarsi. Lo dice chiaramente il direttore Prevenzione del ministero della Salute, e membro del Cts, Gianni Rezza: «Non differisce molto nelle caratteristiche rispetto a Omicron 1». In generale la situazione pandemica nel nostro Paese resta classificata come «acuta». Il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro, però indica anche degli aspetti positivi: «Si nota una diminuzione dell’incidenza e del valore di Rt e dell’occupazione dei posti letto in terapia intensiva (il tasso si è attestato al 16,7%, ndr). E, in relazione all’elevato numero di nuovi casi, resta ancora forte l’impegno dei servizi assistenziali che continua a imporre una revisione organizzativa delle prestazioni. L’incidenza per 100 mila abitanti è scesa a 1.823 casi. Un primo caso di inversione di tendenza».