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Svelati i dati nascosti del Covid: solo 1 su 4 è morto in terapia intensiva

Dario Martini
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Alla fine l’Istituto superiore di sanità ha risolto il giallo dei morti per Covid. In un report pubblicato ieri, per la prima volta viene fatto sapere che solo il 23,8% dei decessi è avvenuto in terapia intensiva. Un dato importante, perché ci dice che, di qui in avanti, sarà bene fare molta attenzione ai termini che usiamo. Non a caso l’Iss preferisce parlare di «pazienti deceduti positivi all’infezione» da coronavirus. E non di pazienti deceduti «per il coronavirus». Altrimenti si rischia solo una gran confusione. Soprattutto se consideriamo che, secondo gli esperti che hanno analizzato le cartelle cliniche, il 17,7% dei morti non si trovava nemmeno in ospedale.

 

Per rendere l’idea ancora meglio è opportuno tradurre queste percentuali in numeri assoluti. Il rapporto dell’Iss fa riferimento a 138.099 persone morte dall’inizio della pandemia fino al 10 gennaio scorso. Di queste, quasi 33mila (23,8%) sono decedute in terapia intensiva, 80.787 (58,5%) erano ricoverati in altri reparti e 24.443 non era nemmeno in ospedale. Il Covid è una malattia che quando attacca il sistema respiratorio può degenerare velocemente. Chi sviluppa una grave polmonite in poco tempo viene per forza portato in terapia intensiva. Se ciò non avviene, significa che la malattia non è grave. La causa del decesso, quindi, deve essere un’altra. Ovviamente, è difficile generalizzare. Ma è la tesi che ormai sostengono numerosi medici. Per citare alcuni dei più conosciuti, sia Matteo Bassetti che Andrea Crisanti invitano da tempo ad inserire nel bollettino giornaliero solo chi è morto veramente per Covid, depennando tutti gli altri.

 

L’operazione verità dell’Iss è stata possibile analizzando un campione rappresentativo di 8.436 cartelle cliniche provenienti dagli ospedali di tutto il Paese. Per quanto riguarda le patologie, a chi non è stato ricoverato in terapia intensiva sono stati riscontrati soprattutto ictus, demenza, tumore, insufficienza renale, fibrillazione artriale e cardiopatia ischemica. In media avevano 4 patologie preesistenti.

 

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