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Le cure domiciliari del professor Remuzzi allo studio dell'Aifa: “Preveniamo l'iper-infiammazione che causa la morte”

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Favorevole o contrario al bollettino quotidiano del Covid? A rispondere è Giuseppe Remuzzi, direttore dell’istituto Mario Negri, ospite della puntata del 22 gennaio di In Onda, talk show di La7 che vede la coppia formata da Concita De Gregorio e David Parenzo alla conduzione: “Non c’è una grande differenza tra il sapere i numeri giorno per giorno od ogni settimana. L’importante è la tendenza e i grandi studi internazionali che ci fanno vedere che i casi di infezioni cominceranno a scendere da noi tra la fine di gennaio e primi di febbraio. Pubblicare tutti i giorni i dati aiuta a capire che la malattia sta passando”.

 

 

La De Gregorio introduce poi il tema delle cure domiciliari, citando il lavoro che sta facendo l’istituto di Remuzzi, che ha ricevuto la disponibilità dell’Aifa ad uno studio approfondito sul protocollo per le cure domiciliari studiato dal suo staff: “Sulle cure domiciliari c’è stata tanta emotività e anche un po’ di confusione. Il virus è già presente in noi prima che arrivino i sintomi. In chi si ammala in forma grave c’è un’eccessiva risposta del nostro sistema immunitario a cui segue un’eccessiva infiammazione. Ci può quindi essere l’esito drammatico o la guarigione, come accade nella maggior parte dei casi. Noi - sottolinea il professore - ci siamo chiesti come potevamo agire nei primi giorni in cui normalmente le persone non fanno nulla. Abbiamo pensato di fare cose molto semplici per prevenire questa iper-infiammazione, da cui dipendono la severità della malattia e della morte. Abbiamo trattato i pazienti subito dall’inizio dei primi sintomi con anti-infiammatori, cosa che si fa con tutte le malattie delle vie alte respiratorie di natura virale. Questo ha dato risultati importanti e poi abbiamo fatto uno studio dando anti-infiammatori al primo sintomo, che ha dato il risultato di una riduzione del 90% della necessità di ospedalizzazione, ma non era uno studio perfetto, fatto nella seconda e nella terza ondata”.

 

 

Ma quali sono gli anti-infiammatori impiegati nelle cure domiciliari secondo il protocollo di Remuzzi? Il professore risponde al quesito di Parenzo: “La tachipirina non è un anti-infiammatorio, può essere usata per ridurre la febbre se uno ce l’ha. Gli anti-infiammatori sono l’aspirina, l’indometacina, l’ibuprofen, l’aulin, che è il nimesulide. Noi abbiamo visto che non è una questione di un anti-infiammatorio piuttosto che un altro, il nostro protocollo prevedeva di cominciare prima con nimesulide e poi di proseguire con aspirina e poi ibuprofen se uno era intollerante ai primi due. Ma l’importante era iniziare subito la terapia con un anti-infiammatorio. Abbiamo fatto poi un secondo studio per prevenire l’ospedalizzazione. Su 108 pazienti si è ridotta del 90% la necessità di ricorrere all’ospedale. Anche questo studio non è perfetto. Non è sbagliato che l’Aifa e il ministero della Salute abbiano preso questi studi per dare indicazioni ai medici su come curare i pazienti. I nostri due studi non sono così forte da essere utilizzati per dare raccomandazioni. Adesso però - la notizia del professore dell’istituto Mario Negri - dopo un po’ di trattative e un po’ di fatica siamo riusciti ad arrivare ad avere un protocollo condiviso con Aifa. Ci sono 600 e oltre pazienti per gruppo, con gli anti-infiammatori da una parte e dall’altro quello che ritengono di dover fare i medici. Avere 600 pazienti per gruppo non dovrebbe richiedere tanto tempo vista la contagiosità di Omicron, anche se sembra brutto dire di dover reclutare i pazienti. A quel punto avremo una risposta definitiva sull’approccio delle nostre cure domiciliari e se sarà la chiave di volta per la pandemia. Le cure domiciliari - chiude Remuzzi - non sono alternative al vaccino”.

 

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