polemica con il ministero
Insorge il capo dei presidi: "Soldi bloccati per le scuole. Niente fondi per gli impianti di areazione". E i numeri non tornano
«Ampliare la rete di testing. Come? Ricorrendo alle parafarmacie. Certo, andrebbero equipaggiate con personale idoneo. È una cosa che si più fare per snellire la rete sanitaria». A lanciare l'idea è il presidente dell'Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, riflettendo sui nodi irrisolti del «sistema scuola» dopo il rientro in presenza nel nuovo anno con la spada di Damocle del moltiplicarsi dei contagi Covid tra i ragazzi.
Presidente, qual è il quadro che può definire a quasi due settimane dal ritorno sui banchi? Iniziamo dalle polemiche tra la vostra percentuale stimata delle classi in DaD e quella fornita da Viale Trastevere.
«Partiamo col dire che l'unica rilevazione ufficiale è quella del Ministero. Noi ci basiamo sui feedback che ci provengono dai tanti iscritti sul territorio e non procediamo secondo una raccolta dati sistematica. Se mettiamo insieme le classi in Dad e quelle in didattica mista, sommando le due tipologie, la percentuale rilevata dal Ministero è del 20%, cioè una classe su 5, la nostra stima, che è una stima grossolana, arriva al 50%. Chiedevamo da tanto i dati ufficiali, adesso che ne siamo venuti a conoscenza posso commentare che è una buona notizia perché consentono di affermare che le classi integralmente a scuola sono l'80%».
La differenza tra la vostra rilevazione e quella ufficiale non è piccola.
«Infatti numerosi colleghi dopo le risultanze ministeriali ci hanno segnalato di avere a che fare con una situazione parecchio diversa, molto più vicina al 50% che al 20. Può accadere comunque statisticamente di ritrovarsi con percentuali discordi in base ai rilevamenti effettuati. Quello che abbiamo chiesto è che vengano pubblicate rilevazioni ufficiali settimanali, così da poter avere il polso».
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La più grossa criticità dal rientro?
«La gestione del nuovo protocollo delle quarantene: è fortemente problematico. Le Asl non riescono a smaltire il loro lavoro con celerità. Ci sono problemi seri per le scuole: i tamponi che non vengono quasi mai eseguiti nelle tempistiche previste dal protocollo, il tracciamento sui contatti stretti che viene demandato agli istituti. Le scuole fungono da "segreterie" delle Asl; i dirigenti, i docenti, i referenti Covid sono portati a svolgere attività sanitarie, ovviamente non di loro competenza».
Come se ne esce?
«Solo mettendo mano al nuovo protocollo: abbiamo chiesto che venga semplificato drasticamente».
Non poca attenzione ha attirato negli ultimi giorni la questione aeratori nelle scuole.
«È un polverone mediatico privo di fondamento».
Si spieghi.
«Se parliamo di impianti di areazione forzata sono di stretta competenza degli enti locali, che non hanno finanziamenti a disposizione. E senza fondi non si può far nulla. Se si parla di dispositivi di sanificazione e depurazione dell'aria, le scuole avrebbero potuto pure acquistarli, ma il decreto legge 73/2021 art. 58 non ne faceva menzione, al pari della nota ministeriale del 24 agosto 2021 che dava indicazioni per gli acquisti. Oltre al fatto che andrebbe affrontato il rapporto costi-benefici. Mi risulta che solo due scuole in tutta Italia li abbiano acquistati. Si è voluto far credere che la situazione fosse a portata di mano».
La soluzione?
«Stanziare altri fondi, ma serve uno studio di fattibilità tarato non per ogni singola scuola, ma per tutti».
Rimane la prescrizione anti-contagio generale su questo fronte: aerare i locali aprendo le finestre con regolarità.
«E un ausilio molto economico è quello di acquistare rilevatori di CO2 per capire quando aprirle. Costano poco, siamo nell'ordine di decine di euro. Ne serve uno in ogni aula e indica quando l'aria comincia a diventare viziata. In alcuni casi è stato fatto».
Sulla carenza di docenti?
«La nostra stima è attorno al 10%. La difficoltà c'era anche prima, ora abbiamo più assenti, dunque si fa più ricorso ai supplenti, che non si trovano soprattutto al Nord per le discipline scientifiche e per la scuola primaria. Nelle varie chat dei colleghi si pubblicano i fabbisogni individuali sperando che qualcuno possa dare una mano a risolvere».