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Porno attacco al Senato. Il virus (informatico) getta nel ridicolo la corsa al Quirinale

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Franco Bechis
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L'incidente è capitato ieri pomeriggio poco dopo le 16 in diretta zoom ripresa dalla tv del Senato. Era in corso un convegno sulla trasparenza nella pubblica amministrazione organizzato dal gruppo M5s, in testa la senatrice Maria Laura Mantovani e il senatore Mario Turco, quando all'improvviso ha fatto irruzione un hacker che condividendo il video del suo computer ha fatto vedere a tutti scene hot di un video porno, sia pure in versione cartone animato.

 

C'è stata una comprensibile agitazione e  mentre qualche tecnico cercava di escludere l'hacker dalla trasmissione, tutti i presenti, compreso un premio Nobel come il fisico Giorgio Parisi, hanno potuto esaminare una nutrita libreria di altri porno-cartoon sia in versione occidentale che in quella orientale. L'episodio può avere fatto sorridere qualcuno, scandalizzato qualcun altro e certamente ha messo in grande imbarazzo anche per l'importanza degli ospiti al convegno virtuale gli organizzatori, che sono fra i più stretti collaboratori dell'ex premier Giuseppe Conte. 

 

Potremmo archiviare il tutto come la goliardata di un buontempone, ma ad appena una settimana dall'inizio delle votazioni per eleggere il presidente della Repubblica, c'è da essere un pizzico più preoccupati per la facilità di intrufolarsi nelle tecnologie istituzionali che consentono i lavori a distanza. Sicuramente per la pessima figura mondiale che farebbe l'Italia se dovesse fare capolino lo stesso buontempone di ieri, trasformando l'appuntamento istituzionale più rilevante della politica italiana da “elezione” a “erezione” del presidente della Repubblica.

 

Ma anche -e più seriamente- per i rischi che comporta quel voto segreto a distanza della cui eventualità si sta discutendo in queste ore nel timore che il Covid e le relative quarantene possano falcidiare il corpo dei Grandi Elettori del Capo dello Stato. Certo i contagiati e i quarantenati potrebbero essere davvero i non elettori decisivi a questo turno: non concedendo il voto a distanza probabilmente si renderà zoppa la corsa di candidati anche autorevoli che però non sono in grado di superare di molto la maggioranza assoluta dei consensi: ne mancasse un dieci per cento per colpa del Covid, come le previsioni pandemiche fanno temere, personaggi in grado di essere eletti in altri tempi, verrebbero bocciati dall'aula in questo 2022. Solo chi parte con l'accordo di centrodestra e centrosinistra sarebbe in grado di superare il rischio- Covid, e in questo momento sarebbero assai pochi i candidati in grado di farlo. Forse solo Mario Draghi, che può contare in partenza sulla larga maggioranza che lo sta appoggiando a palazzo Chigi. Ma la sua candidatura ufficialmente non l'ha lanciata nessuno.

 

E' comprensibile quindi che si stiano cercando soluzioni per coinvolgere comunque i parlamentari o delegati delle Regioni costretti a stare casa perché malati o in isolamento. Ma farlo con il voto a distanza comporta i rischi di cui abbiamo avuto ieri esempio chiarissimo nel porno attacco al Senato, e mettere in gioco la segretezza del voto garantita dalla Costituzione è ancora più grave che non avere il plenum dei grandi elettori. Forse ci sono altre soluzioni possibili per evitare un lungo stallo che comunque danneggerebbe l'immagine dell'Italia all'estero. Ad esempio quella già sperimentata degli alberghi Covid in cui ha trascorso qualche giornata pure qualche politico italiano (ricordo fra i casi quello dell'attuale sottosegretario alla salute, Andrea Costa. Più che affidarsi a tecnologie troppo fragili, il voto sarebbe più garantito dalla preparazione di un “hotel-parlamento” Covid a Roma, chiedendo già adesso a tutti i grandi elettori di non allontanarsi dalla capitale fino all'inizio delle votazioni e organizzando in quel luogo un seggio per gli eventuali malcapitati. Il tempo non è molto, ma se si vuole assicurare a tutti quel diritto di voto è forse la soluzione più sensata.
 

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