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Cosa non torna sui morti di Covid. Crisanti sgancia la bomba terapia intensiva: dove sono gli altri?

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Andrea Crisanti torna sganciare granate nella gestione della pandemia da parte del governo e, prendendo come spunto il bollettino quotidiano del ministero della Salute, solleva il caso dei morti di Covid. Un vero e proprio giallo, sui numeri del ministero, che proietta ombre inquietanti. 

 

Tutto inizia durante una delle consuete interviste tv del microbiologo dell'università di Padova, ospite l’altra sera di Andrea Scanzi e Luca Sommi ad Accordi e disaccordi, sul canale Nove. Il discorso verte sui posti in terapia intensiva a disposizione e quelli occupati, circa 1.679 il 14 gennaio. "Una persona rimane in media in terapia intensiva 20 giorni e ha una probabilità di decesso pari al 50 per cento - rileva Crisanti - Questo significa che ogni 20 giorni muoiono 800 persone in terapia intensiva, il che significa che muoiono 40 persone al giorno. Allora, io voglio porre un problema che, a mio avviso, ha anche una componente etica: dove muoiono le altre 260 persone?".

 

Fermi tutti, la questione merita un approfondimento. "È una cosa che bisognerebbe dire perché i 300 morti non sono giustificati dai posti occupati in terapia intensiva", continua Crisanti. "Cioè, lei vuole dire che ci sono morti annoverati come morti di Covid che sono al di fuori della terapia intensiva?" riepiloga Sommi col microbiologo che replica: "Certo, la matematica non è un'opinione, si vede in un attimo che è così".

 

Durante la trasmissione Crisanti affronta anche il tema del vaccino e dei richiami reiterati presi in considerazione in queste settimane. "Fare un vaccino ogni 4 mesi vuol dire vaccinare 10 milioni di persone al mese, non è sostenibile - dice Crisanti - e non lo è neanche per il nostro fisico, non è tarato per questo. Questi vaccini ci hanno salvato ma hanno limiti, ec'è l'esigenza di sviluppare una nuova classe di vaccini". "Questo è il primo vaccino che ha una durata solo di 4 mesi, molto inferiore" a tutti gli altri. 

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