Su giustiza e sanità informazione manipolata. Dalla persecuzione di Pittelli ai dati Covid
Sulla completezza e sulla libertà dell’informazione sono in atto operazioni assai pericolose che riguardano sia la giustizia che la sanità. Sulla manipolazione dell’informazione per ciò che riguarda la giustizia ci sarebbe da scrivere non un libro, ma una biblioteca. Allora concentriamo la nostra attenzione su un singolo caso, quello dell’avvocato Pittelli, vittima di un’autentica persecuzione resa ancor più efficace dall’assoluto silenzio che circonda il caso tranne la meritoria campagna svolta dal Riformista.
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Pittelli è stato arrestato nella notte del 19 dicembre 2019 alle 3:30 del mattino. Fra i vari addebiti c’era quello di partecipazione ad associazione mafiosa. La documentazione era costituita da ben 29 faldoni. Nel primo interrogatorio svoltosi un giorno dopo Pittelli fu costretto ad avvalersi della facoltà di non rispondere perché né lui, né i suoi avvocati avevano potuto leggere una carta, però successivamente Pittelli non è stato più interrogato tranne che per un interrogatorio del tutto formale svoltosi a Nuoro da parte di pm che a loro volta non conoscevano le carte perché egli nel frattempo era stato trasferito nel carcere di massima sicurezza di Badcarros in Sardegna, operazione che rendeva assai difficili le visite di parlamentari e di familiari.
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Ovviamente subito dopo l’arresto fu scatenata una campagna mediatica contro Pittelli anche con la pubblicazione di intercettazioni riguardanti la sua vita privata. Successivamente il tribunale della libertà ha ridimensionato le accuse (da associazione a concorso esterno), per cui egli ha ottenuto dopo molto tempo gli arresti domiciliari.
Pittelli però è stato nuovamente arrestato nel dicembre 2021 per aver mandato una lettera, con raccomandata a/r, al ministro Carfagna nella quale parlava del suo caso. A parte alcuni aspetti assai inquietanti di quest’ultima vicenda è evidente la linea persecutoria portata avanti dalla procura contro Pittelli. Adesso Pittelli ha inviato un telegramma al direttore del Riformista Piero Sansonetti nel quale dichiara: «Porterò lo sciopero della fame fino alle estreme conseguenze contro una giustizia mostruosa».
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Ebbene, così come di fronte all’articolo sul Dubbio del magistrato Guido Salvini a proposito dei trucchi procedurali del pool di Mani Pulite, così sul caso Pittelli c’è un silenzio assoluto da parte delle televisioni e dei grandi giornali.
Passiamo al tentativo in corso di manipolare l’informazione anche sulla sanità. A nostro avviso se c’è una critica da rivolgere al governo e alle regioni sulla sanità è di avere attenuato il necessario rigore specie da ottobre fino alle feste di Natale per ragioni politiche e per ragioni economiche. Siccome adesso a causa della maggiore contagiosità della variante Omicron e dei precedenti errori stanno aumentando il numero dei contagi e, cosa gravissima, anche quello dei morti, alcuni presidenti di regione chiedono di cambiare le cifre escludendo dal computo gli asintomatici.
C’è da essere esterrefatti: forse gli asintomatici non sono in grado di contagiare gli altri? Ricordiamo a questo proposito che quando esplose il contagio a gennaio-febbraio 2020 la Regione Veneto, diversamente dalla Lombardia, evitò il peggio proprio perché fece tamponi a spron battuto identificando gli asintomatici. Ciò fu il frutto della collaborazione fra il presidente Zaia e il professor Crisanti (che successivamente purtroppo hanno litigato per ragioni mediatiche) e la Regione Veneto fece un’ottima figura di fronte al disastro verificatosi invece in Lombardia (poi in Lombardia le cose sono migliorate quando al posto dell’ineffabile Gallera sono arrivati all’assessorato alla Sanità Letizia Moratti e Guido Bertolaso). Adesso Zaia e Crisanti sul tema sostengono tesi opposte, ma quest’ultimo ha buon gioco nel ricordare che la proposta di non contagiare gli asintomatici, fatta per la chiara ragione economica per non far cambiare di colore la regione, punta ad imitare l’aperturismo di Johnson rimuovendo però il fatto che in Inghilterra in questi mesi ci sono stati ben 15.000 morti in più.
Non nascondiamo che dietro questa discussione c’è una questione di principio che riguarda l’interrogativo se la scelta fondamentale è quella di tutelare in primo luogo la salute o quella di assicurare comunque le attività economiche, indipendentemente dai contagiati e dai morti. Francamente a nostro avviso l’espressione «convivere con il contagio» ha un’ambiguità assai inquietante.