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Scuola, "centinaia di studenti già positivi". Cresce la fronda delle Regioni ma il governo non ci ripensa

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La pausa invernale è davvero finita e sulla riapertura delle scuole le Regioni tornano ad agire in ordine sparso. Il governo chiede la presenza sin da subito, con le nuove regole per la gestione delle quarantene, ma non convince tutti.

Il Lazio rimanda a lunedì, la Sicilia posticipa fino a giovedì. "Rettori, dirigenti scolastici, rappresentanti sindacali e delle associazioni familiari, ci chiedono di farci interpreti presso il governo nazionale della necessità di rivedere la attuale posizione sulla possibile scelta della didattica a distanza come strumento di accompagnamento temporaneo verso la piena didattica in presenza", chiede il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. In Campania lo 'sceriffo' Vincenzo De Luca ferma le lezioni in presenza per infanzia, primaria e media fino al 29 gennaio, decisione che sarà impugnata dall'esecutivo. Non si accoda il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, secondo cui "c'è in atto una forte polemica con il governo" e conferma la riapertura lunedì, "cercando di dare il miglior servizio possibile". Rammarico nelle parole di Michele Emiliano: "Le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il Governo sul punto è stato irremovibile", scrive sui social. Si dice preoccupato, ma spiega di non poter intervenire con un'ordinanza perché la Puglia si trova in zona bianca: "Spingeremo al massimo sulle vaccinazioni", assicura.

Il ministro Patrizio Bianchi ricorda che, finora, nessun Paese europeo ha deciso di chiudere le scuole: "Se fosse necessario, devono essere le ultime a chiudere. Abbiamo definito i limiti oltre i quali possono scattare delle chiusure mirate con il decreto legge di agosto. Si possono far scattare le lezioni a distanza solo in casi eccezionali. Ma il ricorso massiccio alla Dad, oggi, come se i vaccini non ci fossero, sarebbe un errore", avverte.

Poi convoca i sindacati del comparto per illustrare le nuove disposizioni, ma non convince neanche loro, incontro aggiornato a lunedì. Sono troppi i punti poco chiari e poco applicabili, per il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che aveva già chiesto di prevedere la didattica a distanza per due settimane dopo le festività. "Già in queste ore, il numero di studenti positivi, in alcune scuole, ha raggiunto l'ordine delle decine e addirittura centinaia e questo rende quasi impossibile attuare le procedure previste", denuncia. In più, le forniture di mascherine Ffp2 non sono arrivate e non risultano neanche pubblicati i dati sulle classi in Dad, sulle unità di personale sospeso e sul numero di dipendenti e di alunni in quarantena. I presidi lamentano problemi di privacy per il trattamento dei dati sanitari sullo stato vaccinale degli studenti, ma su questo punto il ministero assicura che non ci saranno criticità. In una nota informativa alle scuole, si specifica che la norma di legge autorizza gli istituti a prenderne visione, senza che ciò comporti alcuna violazione.

Sul piede di guerra la Cgil, che giudica il provvedimento governativo "insufficiente" e accusa il Cts di un'assenza che "pesa come un macigno": "Avrebbe potuto assicurare il necessario coordinamento sulle misure da applicare a un sistema delicato e complesso come quello della scuola che parla a 10 milioni di persone, alunni, famiglie e lavoratori". Distanziamento eliminato in classi da 28 o addirittura 30 alunni, nessun intervento sulla ventilazione. Per il segretario generale del comparto Flc, Francesco Sinopoli, la scuola è stata "disarmata di fronte a questa nuova ondata che era ampiamente prevedibile. Si è finto per mesi che le misure di sicurezza non servissero più contro ogni evidenza logica e scientifica. Se davvero la scuola in presenza fosse stata una priorità allora anche le indicazioni per la pausa natalizia avrebbero dovuto essere più prudenziali. Scegliere di mettere i consumi al primo posto è una scelta che - osserva amaramente - ha un prezzo".

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