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Il virus sta diventando un raffreddore. Gli ultimi studi su Omicron e la minaccia della variante HUI

Il virus diventerà presto un "raffreddore"? Gli ultimi studi sul coronavirus e la variante Omicron vanno in questa direzione, ma le incognite sul futuro della pandemia sono numerose: c'è da temere la nuova variante HUI dalla Francia? I vaccini saranno aggiornati alle nuove mutazioni o dovremmo fare una dose ogni sei mesi? Ad affrontare questi interrogativi è Fausto Baldanti, responsabile del laboratorio di virologia molecolare del policlinico San Matteo di Pavia. 

 

"Con Omicron la trasformazione del Covid in semplice raffreddore è un po' più vicina. Uno studio a cui ho lavorato, ancora in fase di preprint, ci mostra che la variante si lega meno al recettore Ace2, la porta d’ingresso che il virus usa per entrare nelle nostre cellule. Altri hanno poi osservato che Omicron si concentra nelle alte vie respiratorie e non nei polmoni. Tutto ciò può suggerire una progressiva ’raffreddorizzazione' del virus" dice in una intervista a Repubblica. "Non sappiamo quanto tempo ci vorrà. O se a farlo diventare come un raffreddore sarà proprio Omicron, o una variante futura. Già quattro coronavirus che oggi portano il raffreddore hanno avuto un’evoluzione simile: in quel caso sono serviti diversi decenni, per il Sars-CoV-2 potrebbe succedere molto prima perché con l’enorme pressione vaccinale odierna acceleriamo il processo".

 

La variante Delta è ancora dietro a un gran numero di contagi, e il boom dei positivi è dovuto anche "a un notevole incremento nei tamponi eseguiti. Stiamo osservando un virus che, per via del grosso numero di mutazioni presenti in Omicron, ha guadagnato un po' nella capacità di sfuggire ai vaccini, ma sembra aver perso - per nostra fortuna - qualcosa da qualche altra parte" dice Baldanti. 

 

"Il problema è che stiamo usando vaccini studiati contro la sequenza di Wuhan, ovvero la prima variante, che non è quella arrivata in Europa e ormai non circola più. I vaccini vanno aggiornati alle varianti più recenti: sicuramente la Delta, e magari anche Omicron. Ed è ciò che si sta facendo: tra qualche mese saranno pronti. E forse ciò ci darà un livello di protezione sufficiente a non doverci vaccinare ogni sei mesi. Uno studio a cui ho lavorato mostra che la memoria immunologica, se i vaccini la calibrano sulla variante effettivamente circolante, dura anche 15 mesi". 

 

L'ultimo allarme è quello relativo alla variante IHU appena trovata in Francia, arrivata dal Camerun che avrebbe 46 mutazioni ella proteina spike. "Non possiamo ancora dire nulla su questa variante: queste cose non sono mai prevedibili a freddo. Pensiamo alla prima variante cinese, aveva nella proteina Spike la sequenza D614. Tutte le sette varianti arrivate in Lombardia avevano invece la sequenza G614. È bastata quella singola mutazione a rendere il virus estremamente contagioso. Quindi non è il numero di mutazioni, di per sé, che permette di fare previsioni", dice l'esperto.