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Il governo non allunga le vacanze. Si torna a scuola dopo la Befana

Andrea Capello
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Scuola avanti tutta. Dopo le vacanze di Natale gli studenti torneranno regolarmente in classe il 10 gennaio. Il premier Draghi non modifica la sua linea stoppando sul nascere le ipotesi di uno slittamento, messe in campo da alcuni governatori regionali. La questione - riferiscono fonti qualificate - non è sul tavolo. Oggi pomeriggio la Conferenza delle Regioni si riunirà proprio per approfondire il tema della gestione dei contatti, in particolare quelli in ambito scolastico. D'altra parte, a chiedere un rinvio della didattica in presenza di «20/30 giorni» era stato in primis il governatore della Campania, Vincenzo De Luca. Una misura che, a suo dire, consentirebbe di «raffreddare il picco di contagio, che avrà a gennaio probabilmente un'altra spinta, e di sviluppare, in questi giorni, la più vasta campagna di vaccinazione possibile per la popolazione studentesca». Anche per il governatore della Toscana, Eugenio Giani, uno slittamento di un paio di settimane vista l'attuale situazione epidemiologica sarebbe «ragionevole». Un avvertimento in tal senso arriva dalla fondazione Gimbe. «Se decidiamo di tenere aperte le scuole, bisognerà chiudere qualcos'altro perché non abbiamo tanti margini per far circolare il virus», sottolinea il presidente Nino Cartabellotta.

 

 

 

Nessuna modifica in vista anche per i protocolli delle quarantene. L'idea di mandare in dad solo gli alunni non vaccinati in caso di positivi in classe, infatti, sarebbe discriminatoria. Inoltre in circostanze di eccezionale e straordinaria necessità dovuta all'insorgenza di focolai è prevista la possibilità di derogare dall'attività in presenza con chiusure isolate. «Si continui ad investire risorse per la sicurezza, anzi si aumentino le risorse per la scuola, e si migliori il protocollo affinche sia più efficace», dichiara la sottosegretaria al ministero dell'Istruzione, Barbara Floridia, esponente del M5S. Contrari pure i sindacati e i presidi.

 

 

«Immaginate in una classe di scuola primaria, dove il tasso di vaccinazione è piuttosto basso per vari motivi, noi avremmo di 25 bambini o 20 che stanno a casa con la dad e 5 che stanno in classe. Si perpetuerebbe questa frattura molto forte a livello formativo che secondo noi andrebbe evitata ad ogni costo», lo scenario prospettato da Mario Rusconi, presidente dell'Associazione nazionale presidi di Roma e del Lazio. Piuttosto i lavoratori del settore chiedono regole chiare in attesa che il tasso di vaccinazione fra gli alunni aumenti pure nella fascia pediatrica. A questo va aggiunta l'attività di screening, anche attraverso la struttura commissariale del generale Francesco Paolo Figliuolo.

 

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