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Vaccino, incredibile Fusani: "Consenso informato da cambiare? Farebbero tutti causa". E Crisanti la azzera

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Il virologo Andrea Crisanti alla vigilia del Cdm che varerà l'obbligo di super green pass per tutti i lavoratori fa esplodere, nel silenzio generale sull'argomento, il caso del consenso informato del vaccino. Serve una manleva generalizzata per gli eventuali effetti collaterali, ha spiegato martedì 4 gennaio il professore, in modo che lo Stato prenda in carico automaticamente dei possibili problemi derivanti dalla somministrazione e non dopo una richiesta da parte dei cittadini. Il motivo è semplice: si tratta di un obbligo vaccinale di fatto e tale va considerato anche dal punto di vista giuridico. 

 

Crisanti è tornato a ribadire la tesi a Controcorrente, il programma condotto da Veronica Gentili su Rete 4. "Io sono fondamentalmente favorevole al super green pass" per i dipendenti pubblici e privati "ma bisogna anche riconoscere quello che è un obbligo di fatto è che se uno non può lavorare non può mantenere la famiglia". Il punto è quello, "nel momento in cui tu metti il pass obbligatorio di fatto hai introdotto un obbligo - argomenta Crisanti - Allora se tu obblighi una persona a vaccinarsi direttamente o indirettamente te ne devi assumere responsabilità, quindi penso che dovrebbe essere rivisto il consenso informato e dovrebbe essere fatta una manleva generalizzata". "Ci deve essere simmetria tra quello che lo Stato chiede e quello che lo Stato dà", è la tesi.

 

La novità non piace alla giornalista Claudia Fusani: "Ma dopo due anni di strumentalizzazione politica sulla pandemia crede che non strumentalizzerebbero anche questo?" chiede all'epserto. Insomma, tutto dovrebbe rimanere com'è per evitare problemi al governo. 

"Ma le revisione del consenso informato e una manleva esplicita sono un gesto dello Stato per i cittadini, per stabilire reciproca fiducia" dice il virologo.  "Ma partirebbero le cause per due linee di febbre, andrebbero a intasare i tribunali..." è la tesi della Fusani, ma Crisanti non ci sta: è un ambito "che si può normare" per evitare distorsioni. 

 

Infine, si chiede al virologo quale siano le misure giuste che Draghi dovrebbe prendere il 5 gennaio. "Dipende che obiettivo ha il governo. Potrebbe non fare nulla, come la Gran Bretagna, ma se si vuole mitigare la diffusione del virus si potrebbero fare diverse cose - spiega Crisanti - agire sulla scuola, chiudere gli stadi, limitare l'ingresso ai ristoranti e via dicendo. Tutto è funzionale all'obiettivo". "Certo, in assenza di misure di mitigazione arriveremo tranquillamente ai 300mila casi al giorno nel picco, a meta gennaio" è la fosca alternativa agitata dal virologo. 

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