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"Così il Covid è nato in laboratorio". La Cina e il vaccino, le rivelazioni choc del professor Joseph Tritto

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Con l'epidemia che avanza senza sosta in Europa e nel resto del mondo, tornano d'attualità le parole del professor Joseph Tritto, presidente del World Academy of BioMedical Technologies e autore del libro "Cina Covid-19, che ha rivelato la genesi del virus. Sviluppato nel laboratorio di Wuhan durante gli studi dei ricercatori americani e cinesi, per un errore sarebbe fuoriuscito nella città cinese e poi, da lì, trasmesso attraverso il contagio a tutto il mondo. E adesso solo la Cina sarebbe in grado di produrre un vaccino davvero efficace contro tutte le varianti.

"L'ipotesi scientifica dell'origine naturale del virus è plausibile. Se si può verificare questa origine - spiega il professore - sarebbe la prima volta che un virus chimerico ricombinante, patogeno per l'uomo, è isolato in natura. In realtà questo virus è una ricombinazione di un virus derivato da una specie particolare di pipistrello e dal pangolino. Due specie diverse, che vivono in due nicchie ecologiche diverse ed è quindi molto difficile giustificare come queste due specie così distanti possano incontrarsi. Per questo si suppone che possa esistere un vettore intermedio che possa aver assorbito il virus e lo abbia trasmesso all'uomo. Finora il vettore ricombinante non è stato ancora isolato né individuato neanche a livello di ipotesi scientifiche. Addirittura si pensa ci possa essere una trasmissione inter-umana dei due virus separati, venendo dalle due specie diverse".

 

"Un'altra osservazione da fare - prosegue Tritto - estremamente importante e pertinente è che il virus del pipistrello non è patogeno per il pipistrello, che ci vive tranquillamente e lo porta come cavia. Mentre il virus del pangolino è patogeno, l'animale si ammala di questo virus ed è quindi difficile giustificare una ricombinazione naturale del virus".

Com'è stato possibile poi che il virus si trasformasse in quello attuale? "Tutto nasce - racconta ancora il professore - dalla prima epidemia Sars-1 scoppiata nel 2002 in Cina, che si prolunga fino al 2004, in cui si individua l'origine dell'epidemia da un coronavirus di un pipistrello. Per cui tutti i medici cinesi iniziano una campagna di screening di tutti i coronavirus che si trovano nei pipistrelli di origine asiatica. Una professoressa biologa che studia i pipistrelli viene incaricata di fare la campagna di raccolta del virus nelle feci dei pipistrelli e creare un database. Alla fine della campagna che dura due anni, sponsorizzata anche da organizzazioni internazionali, la dottoressa si mette in contatto con il grande guru della ricerca dei coronavirus negli Stati Uniti, in North Carolina, per avere supporto e poter sviluppare le tecniche di ricombinazione in laboratorio del virus, per trovare gli elementi che sono responsabili della patogenità virale. In questo modo inizia la storia dei primi ricombinanti chimerici coronavirus "Sars like" sviluppati nel laboratorio di Wuhan, con una collaborazione intensa dei virologi cinesi e americani".

 

In cosa si basavano quegli esperimenti? "La genesi di questo virus può essere descritta in tre fasi. La prima è la ricombinazione delle due matrici del virus del pipistrello e di quello del pangolino, che sono stati fusi insieme per poter dare un cambiamento dell'RBM per l'affinità del recettore umano. Senza questa ricombinazione non si sarebbe potuto dare un'affinità sufficiente per attaccarsi alla cellula umana. Il secondo e terzo passaggio della modificazione del virus chimerico ricombinante riguardano gli inserti del materiale genetico del virus che espandono e incrementano l'attività contagiosa e di virulenza del virus stesso. C'è un primo inserto che deriva dal virus dell'HIV-1 che è stato ampiamente descritto dagli studiosi francesi, indiani e canadesi: hanno mostrato chiaramente che questi inserti aumentano la capacità del virus di penetrare nella cellula umana. C'è un secondo inserto fondamentale, detto "furinico", che agisce all'interno della cellula umana e consente al virus di favorire la replicazione virale. La presenza di questi due inserti esclude in maniera assoluta l'origine naturale di questo virus ricombinante chimerico".

Si arriva quindi al punto focale: come è sfuggito il virus al controllo degli scienziati? "L'ipotesi più accreditata di una fuga accidentale dai laboratori di Wuhan dei ceppi virali patogeni che si sono sparsi nella popolazione circostante. Tutto questo è comprovato dalle relazioni compilate dalle "intelligence" di vari Paesi e dalle testimonianze dei cittadini locali".

Poi si parla delle varianti. "Premesso - prosegue Tritto - che tutti i virus mutano e si ricombinano, sin dall'inizio dell'epidemia i ricercatori cinesi hanno descritto due varianti. Quella "S", molto contagiosa ma poco virulenta e quella "L", poco contagiosa ma molto virulenta. La propagazione nel mondo dei due ceppi ha fatto insorgere altre varianti che si sono ricombinate in maniera diversa a seconda dei vari ambienti geografici. Oggi sono conosciute oltre venti varianti che sono persistenti in diversi Paesi del mondo, in particolare ce n'è una, prevalente negli Stati Uniti, che mostra una particolarità unica: il numero delle proteine Spike è aumentato facendo aumentare la contagiosità".

Capitolo vaccino. Il ricercatore ha espresso parecchi dubbi sull'effettiva capacità di realizzarne uno davvero efficace in tutto il mondo. "Il solo Paese che ha la potenzialità di sviluppare il vaccino polivalente è la Cina che possiede la matrice originaria del virus. Tutti gli altri potranno solo sviluppare dei vaccini specifici per il ceppo prevalente nella regione d'interesse. C'è un'altra possibilità che è quella di creare dei vaccini sintetici genomici che possono coprire le varianti esistenti. La ricerca biotecnologica moderna ha spinto anche quella sulle armi bio tecnologiche, l'accesso non è più un privilegio dei grandi Paesi ma anche gli altri possono dotarsi delle armi bio tecnologiche a basso costo e in poco tempo. Tutto questo pone un grande problema etico, se interdire la ricerca sulle armi bio tecnologiche o se rivedere tutta la legislazione internazionale". 

Infine si chiede a Tritto quale può essere una soluzione per affrontare l'epidemia. "Abbiamo imparato a conoscere il virus e quindi a trovare i sistemi diagnostici e terapeutici adeguati. Questo ci ha permesso per il momento di ridurre la mortalità dell'epidemia e di ridurre la diffusione nel mondo". 

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