Controcorrente, Paragone le canta a Draghi sul green pass: obbligo vigliacco, ecco perché non scopre le carte
L'ennesima stretta anti-Covid e contro i non vaccinati che il governo di Mario Draghi sta per varare nel Cdm di mercoledì 5 gennaio agita i partiti e i commentatori. Martedì 4 gennaio a Controcorrente, il programma di Rete 4 condotto da Veronica Gentili, tra gli ospiti c'è Gianluigi Paragone, da sempre contrario al green pass e alla sua versione rafforzata che sarà imposta a tutti i lavoratori. "Che cosa succederà a Mario Draghi domani in Consiglio dei ministri? Non posso non fare una previsione di carattere politico, Draghi oggi sta capendo che cosa vuol dire avere a che fare con un Parlamento frammentato, con gruppi parlamentari che non hanno la compattezza che ad esempio richiede l'elezione del capo dello Stato a scrutinio segreto" dice il leader di Italexit che tra in ballo anche il Quirinale.
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"Il rischio di questa Kabul è che deve continuare il tira e molla con i segretari di partito. Domani potrebbe non essere il Draghi che tanto piace agli opininon marker, il SuperMario, sarà un Draghi sempre più normalizzato, ancora di più se non dovesse andare al Quirinale. Se non dovesse diventare presidente della Repubblica si ritroverebbe nell'ultimo miglio della campagna elettorale con le rivendicazioni dei partiti à è la tesi di Paragone - Oggi sta già capendo che non può fare quello che ha in animo di fare, per questo è importante per lui andare al Colle".
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Il fatto è che "il super green pass per i lavoratori dovrà comunque farlo, alimenti ci perde la faccia - è la previsione di Paragone - ma è destinato a perderla comunque perché si tratta di un obbligo mascherato e un po' vigliacco, che smentisce e contraddice tutto quello che ha detto nelle conferenze stampa qualche mese fa".
Macigno sul super pass, Crisanti: è obbligo, serve la manleva sugli effetti collaterali
C'è poi il tema del cambio del consenso informato lanciato da Andrea Crisanti: il super green pass per i lavoratori è un obbligo di fatto e sarebbe giusto che lo stato si assumesse la responsabilità piena dei possibili effetti collaterali con un manleva generalizzata. "Voglio l'obbligo senza assumersi la responsabilità sul rischio, è una terra di mezzo meschina e vigliacca" dice Paragone che replica all'esempio fatto dalla giornalista Claudia Fusani, ovvero che il vaccino è come la Tachipirina, non c'è bisogno di aggiornare il consenso. "Ma il farmaco non sono obbligato a prenderlo, il vaccino sì - dice il leader di Italexit - non possiamo metterli sullo stesso piano. Il discorso è sulla scelta politica: ma perché un uomo così forte come Draghi, slegato dai partiti, acclamato come padre Pio non ha forza di mettere l'obbligo vaccinale? Il fatto è che se lo fa deve svelare le carte, e spiegare ad esempio perché i contratti sono sempre stati secretati...".