Scoppia la guerra delle dosi di vaccino. Moderna frena la campagna: tutti vogliono Pfizer
In Italia al momento non c'è un problema di carenza di dosi di vaccino anti-Covid. Ma le scorte a disposizione della struttura commissariale guidata dal generale Figliuolo sono composte soprattutto da Spikevax, il prodotto di Moderna, mentre cominciano a scarseggiare quelle di Pfizer. Il ché potrebbe costituire un ostacolo alla campagna vaccinale nelle prossime settimane, a meno che non si verifichino altri rifornimenti oltre a quelli già annunciati. Ieri alcune indiscrezioni di stampa avevano paventato il rischio di un serbatoio di dosi ormai ridotto al lumicino proprio mentre la campagna per l'iniezione «booster» è in piena corsa e il governo riflette sull'obbligo vaccinale. A smentire questa vulgata sono stati diversi assessori regionali, in particolare quelli di Piemonte e Lazio. Il dato che poteva sembrare allarmante è riportato sul sito della stessa struttura commissariale-111 milioni di dosi già somministrate rispetto ai 114 milioni distribuiti con un «residuo» di soli tre milioni - ma va letto in maniera diversa. A falsarlo, infatti, sono le cifre di Moderna, che segnalano 21.6 milioni di dosi somministrate rispetto ai 20.8 milioni di fiale distribuite. Possibile? Certo, perché da quando l'Aifa ha autorizzato l'utilizzo della mezza dose di Moderna per il «booster», la disponibilità di questo prodotto va considerata raddoppiata. In realtà, al momento, ne sono state utilizzate circa 12 milioni di fiale. Ne restano, quindi, 8,5 milioni. Che significano potenzialmente 17 milioni di dosi booster. Dov'è il problema?
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Semplice: di Cominarty (il prodotto di Pfizer) risultano disponibili invece meno di tre milioni di vaccini. Per i quali hanno la priorità gli under 18, poiché questo siero è l'unico autorizzato per il booster in questa fascia d'età. Di conseguenza la maggior parte delle persone cui è stato somministrato Pfizer nel primo ciclo vaccinale, ora è costretta a sottoporsi a una terza dose «eterologa» con Moderna. Circostanza resa plasticamente dai report sulla campagna a partire da dicembre 2021, quando l'utilizzo di Spikevax ha per la prima volta superato Cominarty: quasi 9 milioni di dosi contro i 5,5 milioni del prodotto di Pfizer. Si segnalano diversi casi di persone perplesse rispetto all'ipotesi di accettare un altro farmaco rispetto a quello ricevuto nel primo ciclo. Anche perché la vulgata vorrebbe effetti collaterali più intensi dopo la vaccinazione con Moderna. Voci - va sottolineato - smentite dall'ultimo «Rapporto sulla Sorveglianza dei vaccini COVID-19» dell'Aifa, dove si segnala che i sospetti eventi avversi sono percentualmente addirittura inferiori con questo farmaco rispetto a quello di Pfizer. Eppure non è sempre facile convincere chi si è «trovato bene» con un farmaco a riceverne un altro. E così parte del target potenziale della terza dose preferisce aspettare anche molte settimane in più per farsi somministrare una dose di Pfizer o, al limite, per attendere l'arrivo degli «aggiornamenti» annunciati per la variante Omicron o per il più tradizionale vaccino Novavax.
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Sul quale, al momento, non ci sono date certe, ma si sa solo che l'Italia dovrebbe riceverne 2,5 milioni di dosi tra gennaio e febbraio. Così, per spingere l'utilizzo di Moderna si organizzano Open Day esclusivamente dedicati a quel siero. Ieri, nel Lazio, è stata la volta della caserma Verdirosi a Rieti, il giorno prima - a Capodanno - era toccato all'ospedale Sant'Andrea a Roma. Proprio l'assessore alla Sanità del Lazio, Alessio D'Amato, smentendo la carenza di dosi ha annunciato un nuovo open day per il booster «anche per chi ha fatto la seconda dose da 120 giorni» in 14 strutture della regione, il prossimo 9 gennaio. Senza specificare, però se sarà disponibile il solo Moderna o ci sarà anche l'«agognato» Pfizer.
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